Ancora all’ordine del giorno la gravosa questione della Terra dei Fuochi, una porzione di terra a cavallo tra le province di Napoli e Caserta che si colloca in una terra uccisa dall’inquinamento.
Sulla base delle dichiarazioni di un pentito del clan dei Casalesi, si è cominciato a scavare in provincia di Caserta e, come denunciato più volte dai comitati, sono stati trovati fanghi tossici.
Si scava a Casal Di Principe. Si scava dopo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Luigi D’Ambrosio, rilasciate qualche giorno fa alle forze dell’ordine. Secondo le dichiarazioni del pentito, lui stesso è stato un operaio del clan, prima di passare all’estorsione, accusa per la quale è stato arrestato, e da operaio ha manovrato la ruspa in più punti della provincia di Caserta per scavare e permettere alla camorra di sotterrare i rifiuti.
Si scava a Casal Di Principe, in via Sondrio, strada di periferia circondata da villette. Si scava di fronte una ludoteca, dove i bambini passavano i pomeriggi, ma che ora è temporaneamente chiusa. Si scava in un clima surreale, con uomini che indossano i pigiami di piombo, preoccupati dalla radioattività e dal materiale che può esserci lì sotto.
Intorno agli scavi carabinieri e vigili del fuoco hanno creato un cordone sanitario per tenere alla giusta distanza i curiosi. Curiosi, ma non solo. Grazie ad un tam tam mediatico, aiutato dai social network che annunciavano che si scavava a Casal Di Principe, tutti i comitati che si impegnano su tale problematica sono accorsi sul sito: dal presidio Libera di Casal Di Principe, a Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano da anni impegnato sul tema della terra dei fuochi.
Ma appena si iniziano gli scavi, alla profondità di appena 9 metri, si cominciano a ritrovare i primi “reperti”. Sono stati, infatti, trovati subito rifiuti edili, in particolare eternit ed amianto, altamente tossici. Ma non solo. Sono stati anche ritrovati dei fusti pieni di fanghiglia, che dovrebbero essere ciò che rimane di scarti industriali che sicuramente non provengono dalla Campania.
Al ritrovamento dei fusti scoppia immediatamente la protesta dei comitati. Questi chiedono delle analisi sul terreno e sulle falde acquifere, ma chiedono anche di ricevere campioni da analizzare in laboratori di fiducia. Toccante la rabbia di Salvatore, membro del presidio Libera a Casal Di Principe, che telefona in una trasmissione mattutina di Radio Marte per raccontare la voglia di scappare. “Quei rifiuti sono nascosti lì da 20 anni mentre i nostri bambini muoiono di tumore. Hanno ritrovato il terreno in 3 colori diversi”. E il dolore raggiunge il culmine quando Salvatore urla “voglio scappare dalla mia terra”.
La questione dell’inquinamento della Terra dei Fuochi è salito alla ribalta dopo le dichiarazioni di Carmine Schiavone, fratello del più famoso ‘Sandokan’, che ha raccontato alle telecamere di Sky la tragica situazione del casertano: quando fu interrogato dalla commissione ambientale, questa rispose che era “impossibile bonificare perché costava troppo”. I comitati, che da anni sono attivi sul territorio, vomitano rabbia verso le istituzioni, visto che quelle confessioni risalgono al 1997. “Perché queste notizie escono solo ora? Perché si scava solo 16 anni dopo?” sono le domande che i comitati si fanno.
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Sulla questione si sono espressi anche alte figure dello stato e del clero. Arturo Scotto, coordinatore regionale di SEL e deputato, dichiara che “le rivelazioni rilasciate da Carmine Schiavone erano fondate. Adesso bisogna agire, non è accettabile che quel territorio viva l’incubo di un inquinamento che spezza la vita, lo sviluppo e il lavoro di un’intera comunità”.
Manfredi, deputato del PD, facendo da megafono alle richieste dei comitati sul territorio, chiede che “le dichiarazioni di Schiavone del 1997 vengano rese pubbliche al fine di ottenere indicazioni precise su dove scavare e ottenere una mappatura dei siti inquinati”. Dure parole arrivano anche dal Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe che, in occasione dell’Omelia al Duomo per la festa di San Gennaro, parla di “stupro verso la terra operato dai camorristi” auspicando una rapida soluzione.