Indignados, Tea Party, Occupy: differenze e questioni organizzative
Indignati, Occupy, Tea Party: sono tanti i movimenti politici che stanno nascendo in questo periodo di crisi. Sono movimenti diversi tra di loro, hanno mezzi diversi, fini diversi e sono fatti da persone diverse, ma hanno molte analogie.
[ad]La più lampante analogia che vediamo in questi movimenti, è ovviamente quella di essere nati in questo periodo di crisi economica, così come accusano la politica di aver fallito. Questo avviene per ragioni diverse: nel caso del Tea Party, infatti, prima ancora che verso la politica in generale ci si scaglia verso l’amministrazione di Barack Obama, il quale è accusato di portare negli Stati Uniti un modello economico di tipo statalista che ha fatto crescere ulteriormente il già alto debito pubblico del Paese, rischiando di toccare l’incredibile (in negativo) traguardo del default. Nel caso degli indignati, o degli occupy, come vengono chiamati Oltreoceano, la critica alla politica è diversa, perchè complessiva, talvolta quasi indistinta, verso più o meno tutta la classe dirigente, con particolare attenzione a quella politica ed alla finanza. In entrambi i casi, tuttavia, siamo di fronte a movimenti ben diffusi nella società, specialmente nella middle class e tra i giovani, ma che non sono strutturati in un vero e proprio movimento politico. Tuttavia, le associazioni legate al Tea Party (prima tra tutti “Tea Party Patriots”, la principale), in realtà, al contrario di indignados ed occupy, hanno sempre sostenuto dei candidati nelle varie tornate elettorali, quasi sempre del Partito Repubblicano, ottenendo anche notevoli risultati, prima tra tutte l’elezione di Rand Paul al Senato in Kentucky, mentre Indigndos ed occupy, invece, al momento si sono principalmente occupati di organizzare assemblee o luoghi alternativi a quelli istituzionali che magari potessero influire nelle scelte delle amministrazioni politiche, senza tuttavia mai scendere nell’agone elettorale.
Siamo quindi di fronte a dei movimenti che si sono diffusi molto rapidamente nell’opinione pubblica, ma spesso privi di una vera e propria organizzazione, e sempre privi di un vero proprio leader capace di essere un punto di riferimento unico del movimento intero, anzi, osteggiando spesso, di fatto, il leaderismo in sè.
Posta questa premessa, non siamo in grado di sapere come questi nuovi movimenti si svilupperanno, ma a questo punto lanciamo questi spunti per iniziare una riflessione su come la mancanza di organizzazione e la voluta mancanza di leader riconosciuti possa, per loro, essere un vantaggio o meno. Il Tea Party, di fatto, ha trovato l’interprete delle proprie necessità in una parte del Partito Repubblicano, ma indignados ed occupy, al momento, non hanno fatto lo stesso, nè hanno tentato di strutturarsi in maniera autonoma.
Chiudiamo quindi questa riflessione con una domanda: posto che la storia insegna che un Partito o Movimento politico, per poter avere consenso, ha bisogno di creare un vero e proprio blocco sociale, questi movimenti, che stanno ottenendo notevoli consensi nell’opinione pubblica, hanno le basi per cambiare in prima persona i rispettivi Paesi?