La missione di Papa Francesco continua. Nella prima intervista rilasciata alla rivista dei gesuiti “La civiltà cattolica” il Pontefice racconta se stesso in tutte le possibili sfaccettature.
A dire il vero, più che di intervista si tratta quasi di un piccolo libello, dato che supera le trenta pagine ed è frutto di tre diversi incontri. Come detto, è un Bergoglio a tutto tondo quello che si racconta alla rivista dei gesuiti.
In primo luogo arriva una secca smentita sul presunto passato di ultraconservatore: “Il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato ad avere seri problemi e a essere accusato di essere ultraconservatore. Ma non sono mai stato di destra”. Una differenza sostanziale, rispetto al predecessore Ratzinger.
Di cosa ha bisogno la Chiesa? Come devono essere gli uomini di Chiesa? Sul punto il Papa ha idee chiarissime: “Le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, cioè vengono dopo. La prima riforma deve essere quella dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato”.
Quando si passa a parlare di diritti civili e questioni etiche arrivano i messaggi più innovativi rispetto ai precedenti pontificati. Un ministro di Dio come si deve comportare di fronte ad un omosessuale o a un divorziato? “Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell’uomo. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia”.
Misericordia, dunque, e non solo per i divorziati e i gay ma anche per le donne che hanno abortito: “Questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana.”
Un vero pastore, un missionario, dice Francesco, “non è ossessionato dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore”.
(Per continuare la lettura cliccare su “2”)
“Dobbiamo quindi trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l’edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo. La proposta evangelica deve essere più semplice, profonda, irradiante. È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali”.
Nella dottrina di Bergoglio, dunque, il fulcro è e deve essere il Vangelo, da diffondere verso tutti gli esseri umani e il cui messaggio non può ridursi solo a indicazioni di natura sociale e sessuale. “Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione”.
Poi il passaggio sull’omosessualità. “Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola? Dio ci ha resi liberi, la Chiesa ha la sua pedagogia sull’uso della sessualità ma non ha il diritto di compiere alcuna ingerenza spirituale nella vita delle persone”.
Infine una battuta anche sul ruolo che potrebbe avere, in futuro, la donna all’interno della gerarchia ecclesiastica. “Bisogna lavorare di più per fare una profonda teologia della donna. Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa”.