Napolitano “Basta conflitti tra magistratura e politica”
“La politica e la giustizia devono cessare di concepirsi come mondi ostili, guidati dal sospetto reciproco, anziché uniti da una comune responsabilità istituzionale. Ci tocca operare in questo senso, senza arrenderci a resistenze ormai radicate e a nuove recrudescenze del conflitto da spegnere nell’interesse del Paese. Forse passando attraverso un ridistanziamento tra politica e diritto”. Con questo accorato appello il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha invitato politica e magistratura a svelenire il clima venutosi a creare negli ultimi tempi con le sentenze che hanno avuto come protagonista Silvio Berlusconi. Il Capo dello Stato, durante l’iniziativa in ricordo di Luis D’Ambrosio suo consigliere giuridico scomparso di recente, ha lodato “la forte coraggiosa riflessione auto-critica che si è sollecitata e avviata giorni fa, in un dibattito a Milano, negli interventi di magistrati di grande esperienza e di indiscutibile, fiera indipendenza e combattività”. Ai magistrati il presidente ha ricordato di ispirarsi a “quei valori e criteri come l’equilibrio, la sobrietà ed il riserbo, l’assoluta imparzialità e il senso della misura e del limite” che sono “il miglior presidio dell’autorità e dell’indipendenza del magistrato”.
Infine, rispondendo indirettamente a Berlusconi che aveva definito “impiegati pubblici” i magistrati, Napolitano ha dichiarato: “Il titolo di ‘impiegati pubblici, ha non dovrebbe mai essere usato in senso spregiativo. Non c’è nulla di più impegnativo e delicato che amministrare giustizia, garantire quella rigorosa osservanza delle leggi, quel severo controllo di legalità che rappresentano un imperativo assoluto per la salute della Repubblica”.
L’intervento di Napolitano è stato aspramente criticato da Paolo Becchi sul blog di Beppe Grillo. “Le parole di Napolitano, a due giorni dal videomessaggio di Berlusconi – scrive Becchi – sono volens nolens un implicito endorsment in sua difesa, un monito contro la cosiddetta magistratura politicizzata, a cui il Presidente chiede “senso della misura e del limite“. Per il politologo dei Cinque Stelle è invece il Capo dello Stato ad aver più volte “superato il senso della misura e del limite” con l’elezione dei 4 senatori a vita e alcune sue dichiarazioni in difesa dell’operato del governo”.
Andrea Turco