Grillo: Corte Costituzionale, che ci sta a fare?
La Corte Costituzionale, negli ultimi mesi, è stata tirata in ballo in tutte le salse e strattonata da ogni parte da politicanti, giuristi (magari a ragione) e tuttologi a proposito di due questioni fondamentali del nostro panorama politico: la legge elettorale e la legge Severino.
Il Porcellum è il tema che permette ancora una volta a Beppe Grillo di intervenire sul suo blog criticando la Corte (e non solo sul piano della legge elettorale), rea di essere “un organo politico e non di garanzia”.
Il titolo del post, come di consueto, è da antologia: Le pennichelle della Corte costituzionale.
“La Corte è formata da 15 persone in prevalenza nate negli anni ’30. Cinque elette dal Parlamento, in sostanza dai partiti, cinque elette dal presidente della Repubblica di turno, quindi da una diretta emanazione dei partiti, e cinque dalla magistratura” ha ricostruito, a modo suo, il leader del M5S, prendendosela da ultimo con la nomina di Giuliano Amato (“il tesoriere di Bottino Craxi”) da parte di Giorgio Napolitano.
Grillo imputa alla Corte anche di aver aspettato troppo tempo e di non aver “mosso un dito” per giudicare la presunta incostituzionalità del Porcellum in vigore dal 2005 (forse verrà giudicata incostituzionale dopo 7 anni e tre elezioni) e del Lodo Alfano, bocciato dopo tredici mesi dalla sua approvazione. Mentre, secondo Grillo, “per impedire l’abolizione dello spreco delle Province e l’abolizione dei privilegi delle pensioni d’oro è stata “veloce come un lampo”.
Di certo, il leader stellato imputa ai singoli membri della Corte anche un indennizzo molto elevato: 427.416,99 euro all’anno, più di 35.000 al mese. “Per fare cosa?” si chiede Grillo e conclude: “La Costituzione è scritta in modo chiaro, un documento comprensibile a tutti i cittadini, un ragazzo delle medie inferiori la saprebbe interpretare senza alcun problema. Ha solo 139 articoli. Una giuria popolare sarebbe più efficiente e più puntuale della Corte Costituzionale. Bisogna pensarci”.