Epifani: congresso Pd, propongo l’8 dicembre Regole, niente accordo: si discute domani
Nel frattempo, in sala è entrato Matteo Renzi: arrivato in taxi all’Auditorium, dribbla con un “Non lo so” chi gli chiede se c’è l’accordo sulle regole, poi si mette tra le ultime file.
Fa così in tempo a sentire il segretario Pd che, incredibilmente, si diffonde a lungo a parlare di Siria e di Europa, mentre i membri dell’assemblea dem si chiedono quando finalmente potranno ascoltare i punti per cui sono arrivati da tutta l’Italia.
Dopo mezz’ora, non è ancora tempo di parlare di congresso, ma se non altro di temi più concreti e all’ordine del giorno sì. Così, dopo aver precisato che “Per portare avanti il governo non basta la responsabilità di uno solo, non è sufficiente solo la nostra scelta” (per evitare una replica del governo Monti che alla fine ha fatto male al Pd), Epifani prende più concretezza, anche se scivola più di una volta sull’italiano.
Arriva anche a parlare di un “ddl in difesa dell’omofobia”, salvo correggersi poco dopo, difendendo pure Ivan Scalfarotto dalle accuse che gli sono state rivolte dalle associazioni del mondo omosessuale (“Abbiamo dovuto cercare un compromesso perché senza, non avremmo avuto i numeri per fare un primo passaggio comunque decisivo. Non mi piacciono le minacce, non ne possiamo più, come contro la Kyenge”). Epifani si schiera poi con decisione a favore dell’archiviazione del Porcellum e dell’introduzione di un tetto ai finanziamenti privati ai partiti.
Poi, dopo 40 minuti, finalmente il congresso. Un congresso che – lo ammette lo stesso segretario – dovrà “rinnovare il Pd, rafforzarne l’identita’, farne un partito aperto e inclusivo, ma che sia un partito con sede di discussioni e decisioni” e, senza rinunciare a una guida forte, “ridurre il ruolo delle correnti in favore di un pluralismo più forte e riconoscibile di idee”, anche se non spiega in che modo secondo lui ci si può arrivare.
Cerca di smussare l’asperità del nodo sulla coincidenza del segretario e del candidato alla premiership, sostenendo che si possono trovare “formule che tolgono l’automatismo e consentono la flessibilità che abbiamo avuto nella passata esperienza”, con un chiaro messaggio rivolto ai renziani, che quella flessibilità avevano voluto alla fine del 2012. Sulla questione dei congressi locali Pd insiste perché si svolgano prima della data prevista per l’elezione del segretario nazionale: “Dobbiamo partire dal basso”, anche perché in primavera ci saranno le elezioni europee e il turno più nutrito delle amministrative, quindi i dirigenti locali vanno rilegittimati.
Infine, la data: “Noi dobbiamo svolgere il Congresso entro l’anno” chiarisce Epifani e, precisando che comunque la decisione spetta alla presidenza (come a dire che su questo non si vota), lui suggerisce la data dell’8 dicembre dopo aver parlato con Scalfarotto e la Sereni. Un compromesso tra il 24 novembre dei renziani e il 15 dicembre dei sostenitori di Cuperlo ed ex bersaniani. Se ne parlerà domani e si discuterà su molto altro, ma si dovrà uscire dall’assemblea Pd con le regole fatte. “Che faccio, commento date? La commissione sta lavorando, aspettiamo le regole…” si limita a dire Renzi ai giornalisti, scuro in volto. I suoi, c’è da giurarlo, daranno battaglia.