Imu o Iva, il bivio del governo-Letta. Intanto riviste al ribasso le stime su Pil e deficit
Imu o Iva, il bivio del governo-Letta. Intanto riviste al ribasso le stime su Pil e deficit
Imu e Iva, due acronimi, due paroline magiche su cui si gioca non solo la credibilità del Paese in Europa ma anche la tenuta delle già tormentate fondamenta su cui si basa il governo Letta. Che la partita sia di quelle decisive, lo dimostra l’attenzione accordata dalle istituzioni europee al dossier-Italia. Ultima uscita in ordine di tempo quella del commissario europeo agli affari economici Olli Rehn per il quale l’Italia ha fatto male ad optare per l’abolizione del pagamento della seconda rata dell’Imu.
A stretto giro di poste era arrivata la piccata replica del Pdl, vero dominus dell’operazione taglia-Imu, che per bocca di Maurizio Gasparri ha invitato il commissario teutonico, interprete della linea rigorista sposata in toto dalla cancelliera Merkel, ad evitare non richieste ingerenze nelle scelte economiche dell’esecutivo italiano. A far deflagrare, però, la tensione tra i partiti della strana maggioranza e a mettere per l’ennesima volta a repentaglio la tenuta delle larghe intese, sono state le parole del ministro dell’economia Saccomanni per il quale l’Italia non può permettersi di rinunciare contemporaneamente al gettito fiscale che sarebbe derivato dalla seconda rata dell’imposta sugli immobili di prima abitazione e all’aumento dell’aliquota Iva dal 21 al 22% prevista per ottobre.
Ad alzare ulteriormente i toni dello scontro ci ha pensato oggi il capogruppo del Pdl Brunetta che ha minacciato, senza troppi giri di parole, la crisi di governo in caso di innalzamento dell’aliquota dell’imposta sui consumi. “Se aumenta l’Iva il governo non c’è più, – ha sentenziato l’ex ministro della funzione pubblica- perché questo era un impegno assunto da Letta nel momento in cui ha ricevuto la fiducia delle camere”. Rispondendo, poi, all’ipotesi, paventata dallo stesso Saccomanni, di dimissioni del titolare di via XX settembre in caso di mancato aumento dell’Iva, Brunetta ha risposto che il Pdl non accetterà nessun diktat e né alcuno scambio tra Imu e Iva. Il rischio sforamento del fatidico tetto del 3% del rapporto deficit/pil resta, però, dietro l’angolo.
Chiarissimo su questo aspetto è stato il premier Enrico Letta per il quale l’Italia non può permettersi lo scotto di una nuova fase di instabilità politica che si tradurrebbe in una nuova spirale di instabilità finanziaria e crisi di fiducia degli investitori, interni ed esteri. “ Se lo spread va su e i tassi d’interesse crescono avremo meno risorse da investire su taglio del cuneo fiscale e investimenti in competitività e occupazione giovanile – ha messo in guardia il presidente del consiglio – per cui è fondamentale avere grande attenzione alla tenuta dei conti pubblici”. Il bivio tra Imu e Iva si rivela di tutt’altro che facile risoluzione, mentre i tecnici del ministero dell’economia si arrovellano alla spasmodica ricerca della quadra che possa garantire di non compromettere quel minimo di stabilità della finanza pubblica faticosamente conquistata con le manovre lacrime e sangue pagate dai contribuenti. Le cattive notizie, però, non si fermano qui. L’economia italiana, infatti, rallenta più del previsto tant’è che è stato necessario rivedere al ribasso le previsioni sul Pil ( – 1,7 % e non – 1,3%) di quest’anno e dell’anno prossimo ( crescita ferma all’1 e non al troppo ottimistico 1,3% precedentemente stimato ), mentre del Def (documento di economia e finanza ) il governo non è riuscito a fissare una soglia del rapporto deficit/pil inferiore al 3%. E qui si ritorna al punto di partenza. Dove trovare le risorse necessarie? Imu o Iva. La partita resta aperta. Il nodo politico ed economico irrisolto.
Gianni Parlatore.