Assemblea Pd, Epifani “Niente modifica dello Statuto”
La quadra sulla data del Congresso e la modifica di alcuni articoli dello Statuto del Pd è stata trovata ieri sera a notte fonda. Un’intesa di massima che l’assemblea in un primo momento aveva approvato con 378 sì, 74 i no e 24 gli astenuti. Poi però sono emersi i primi malumori e la votazione è stata sospesa dal segretario Epifani. Tema dello scontro: la modifica dell’articolo 3 per superare l’automatismo tra segretario e candidato premier. Il fronte dei contrari da Rosy Bindi al veltroniano Enrico Morando, a Pippo Civati, ha costretto la direzione del Pd a fare marcia indietro. Per evitare una spaccatura all’interno del partito è stato deciso che lo statuto non verrà modificato. Una retromarcia spiegata dallo stesso segretario. “La commissione propone di ritirare le modifiche allo statuto, anche perchè non saremmo presenza del numero legale di maggioranza”, ha spiegato. Detto questo, ieri è già stata fissata la data dell’8 dicembre per le primarie e “il percorso proseguirà sulla base di queste scelte formalmente ineccepibili”. Sarà la direzione a fissare le regole della competizione.
Le regole modificate – Nella relazione approvata dal Comitato e presentata all’assemblea si propone, come già anticipato ieri dal segretario Epifani, di svolgere le primarie nazionali l’8 dicembre mentre si “suggerisce” di svolgere il 27 settembre la direzione nazionale che approva il regolamento e di prevedere come termine per la presentazione delle candidature l’11 ottobre. Per votare alle primarie nazionali gli elettori dovranno versare un obolo di due euro. Per i segretari regionali si voterà dopo le primarie nazionali ma “entro il 31 marzo”. Quelli dei circoli invece prima.
Gli scontri per la modifica dello Statuto – Ma le modifiche che hanno rischiato di far saltar tutto erano arrivate dalla rivisitazione delle norme che riguardano la questione segretario – candidato premier: dall’articolo 3 veniva cancellato proprio quest’automatismo ma all’articolo 18 si disponeva che “oltre al segretario” ci possono essere altri candidati del Pd per la premiership. Una modifica che non piaceva però a Rosy Bindi, Civati e a Matteo Renzi che aveva spinto affinché i due ruoli fossero legati l’uno all’altro. Eppure i renziani come Lorenzo Guerini avevano fatto buon viso a cattivo gioco lodando l’intesa raggiunta “Nel complesso abbiamo raggiunto un buon compromesso tra le varie posizioni in campo che ci consente di avere il nuovo segretario entro l’8 dicembre. Arrivare all’Assemblea senza accordo sarebbe stato un errore grave per il Pd”. Chi invece si era opposta alle regole proposte dal Comitato è Rosy Bindi. “Dissento sulla riformulazione dell’articolo 3 dello statuto che cambia il rapporto tra la figura del segretario e quella del candidato premier. Non vendiamo un consenso interno che non c’è. Le regole – aggiunge – non si cambiano mentre il gioco è già iniziato”.
Fassina e Cuperlo – Il viceministro all’Economia Stefano Fassina, rivolgendosi indirettamente a Renzi, ha chiesto al partito di evitare che la campagna elettorale del Congresso mini l’integrità dell’esecutivo: “Questo è un Governo di compromesso e non è che qualcuno sopporta la fatica mentre qualcun altro fa la campagna congressuale: nessuno occupa la seggiola nè per capriccio nè per desiderio personale”. Gianni Cuperlo, tra i candidati alla segreteria democrats, ha spronato il Pd a dettare la propria agenda al governo. “In fondo la destra la sua agenda in questi mesi in campo l’ha messa. Adesso è la nostra agenda che deve parlare al Paese. Non è una critica, ma è stato così”.