Lo scivolone di Rodotà sulla lettera delle Nuove Br. Poi arriva il chiarimento
L’invio di 200 militari in Val di Susa da parte del Ministero degli Interni ha suscitato l’indignazione del movimento del movimento NO TAV.
La decisione arriva a pochi giorni dalla pubblicazione di una lettera del Partito comunista politico-militare – “Contro la repressione nuova determinazione” – a supporto della protesta contro la costruzione della linea dell’Alta velocità Torino-Lione. Gli autori del documento sono Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi, attualmente in carcere con l’accusa di terrorismo. Secondo la magistratura, infatti, i due detenuti hanno tentato di riorganizzare le Brigate Rosse.
Nella lettera i due neobrigatisti hanno dedicato un paragrafo alla protesta dell’organizzazione NO TAV, in cui dicono di ritenere “apprezzabile la tenuta militante dei compagni incriminati in sede processuale”. Il riferimento è agli esponenti del movimento della Valle arrestati nei mesi scorsi dalle Forze dell’Ordine per aver violato i cantieri.
Rimane però un mistero: la missiva di Davanzo e Sisi ricalca numerosi passaggi di un documento pubblicato in rete il 13 settembre, dal titolo “Lotte proletarie e repressione statale” a firma di Marco Sacchi, esponente di Operai Contro, una sigla non molto nota all’opinione pubblica.
Ma, in tutta questa vicenda, più che il contenuto della lettera in sé, ha spiazzato il commento di Stefano Rodotà, già candidato al Quirinale del M5S. Infatti, il costituzionalista ritiene “deprecabili, ma comprensibili le parole della lettera e non devono contribuire a derubricare la realizzazione dell’opera a una mera questione di ordine pubblico”.
Il primo sdegnato di giornata è il ministro degli Interni Angelino Alfano, che replica: “Se fosse confermata la notizia sarebbe sconvolgente – ribatte il responsabile del Viminale. Mi pare intollerabile che un candidato alla presidenza della repubblica possa dire questo mentre i nostri poliziotti sono impegnati a difendere e proteggere il cantiere e i lavoratori delle ditte sono lì a rischiare la vita. Mi chiedo se non ci sia da temere il ritorno di cattivi maestri”.
A stretto giro di posta, Rodotà rettifica le sue dichiarazioni: “Cosa ci si aspettava da persone rimaste prigioniere da persone rimaste nella cultura dell’illegalità? Per questo ho detto comprensibili – ha detto a SkyTg24 – nel senso che quella è la loro cultura, una cultura inaccettabile. La mia distanza è totale rispetto a quelle posizioni”. E, riferendosi ad Alfano, attacca: “Trovo comunque anche inaccettabile che venga strumentalizzata dal ministro una dichiarazione che registrava un drammatico dato di realtà, in una forma diretta o indiretta di giustificazione di quelle posizioni”.
Poi un giudizio sull’operato del governo Letta: “C’è un azzardo all’origine delle larghe intese perché si sapeva fin dall’inizio che i problemi personali di Berlusconi avrebbero influenzato le scelte di questo governo, riducendone la stabilità e alimentando la sfiducia dei cittadini”. Tuttavia Rodotà non si è ancora fatto un’opinione ben precisa sull’azione parlamentare del M5S: “Voglio capire cosa sta succedendo prima di valutare”.
Dunque lo scontro sul TAV si fa sempre più incandescente. La “guerra” sul fronte Val di Susa – purtroppo – continua.
Fabrizio Neironi