Rosario Crocetta, la mafia la conosce bene. L’ha combattuta quando era sindaco di Gela e la combatte con lo stesso vigore di allora anche adesso che è governatore della Sicilia. Altri prima di lui hanno pagato a caro prezzo questa battaglia. Ma lui non demorde anche se si considera un “condannato a morte”. “Sono un presidente condannato a morte. Un pentito ha riferito che la condanna può essere cancellata solo da chi l’ha emessa, ma chi l’ha emessa è deceduto, il boss Daniele Emanuello, ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia sei anni fa; dunque la mafia mi sta addosso” ha detto Crocetta, durante festa a Gela del “Megafono”, il movimento ispirato proprio dal governatore.
Al centro delle critiche per la gestione del governo dell’isola, Crocetta ha letto ai presenti un sms inviatogli dall’assessore regionale alla Formazione, Nelli Scilabra “Solo tu puoi capire e darmi risposte, lotto per questa nostra rivoluzione. Vorrei non sbagliare e non farti sbagliare – scrive l’assessore – Ma ormai da mesi provo solo la solitudine. Scusa lo sfogo, ma lo posso fare solo con te. Non fa niente anche se non rispondi, notte presidente”. L’assessore ha più volte denunciato le infiltrazioni mafiose all’interno di alcuni enti pubblici. A lei Crocetta ha espresso tutta la sua solidarietà.
Andrea Turco