Alla fine, salvo nuovi colpi di teatro, la direzione nazionale del Partito democratico si terrà venerdì. Dovrebbe svolgersi alle 10 e, alla fine della riunione, le regole del congresso dovrebbero essere finalmente completate e approvare in via definitiva.
Avrebbe dovuto farlo l’Assemblea nazionale della settimana scorsa, ma l’organo non è riuscito a modificare lo statuto con la maggioranza prevista, secondo i termini del (fragile) accordo che si era trovato in seno alla commissione congresso (che sta continuando a lavorare).
I colpi di teatro, però, possono spuntare anche all’improvviso. Perché, in fondo, che tutto vada liscio fino a venerdì una parte significativa del partito non lo crede. Lo aveva ben chiarito questa mattina Matteo Renzi, a Omnibus su La7, sostenendo che “L’unico obiettivo di un gruppo dirigente rancoroso è quello di rinviare il Congresso”.
La voce che però la direzione potesse essere rinviata, mettendo in questo modo a rischio (se non altro per una questione di tempi) la timeline prevista per l’assise del Pd era circolata sul serio. Non si sa da chi sia nata e come, ma chi l’ha appresa – soprattutto tra i renziani – l’ha accolta decisamente male.
“Se fosse vero il tentativo di rinviare alla prossima settimana la direzione del Pd, vorrebbe dire che è ancora in azione chi vuole sabotare il congresso” dichiara con durezza il deputato David Ermini, vicino a Renzi. “Per cercare di impedire lo svolgimento del momento più alto per l’identità del partito – accusa – stanno mettendo a rischio l’esistenza stessa del Pd. Ogni rinvio, ogni cavillo, ogni riunione flop sono uno schiaffo ai nostri elettori e ai nostri militanti. Non si è mai visto che la data di un’elezione statutariamente prevista trovi ostacoli quotidiani per bloccare qualsiasi possibilità di ricambio”.
Non piace nemmeno l’ultima uscita di Beppe Fioroni. Dopo aver dichiarato al Corriere che lui (con altri ex Ppi) pensa a un ulteriore candidato alla segreteria perché serve “qualcuno che metta al centro la sobrietà e la moderazione“, si lamenta per la potenziale esclusione di Enrico Letta dalle future primarie per la premiership e su Twitter lancia una proposta: “Renzi e Cuperlo chiedano una nuova assemblea per fare una norma che consenta a Letta di candidarsi alle primarie per il premier se non vogliono la crisi”. “Fioroni lancia un’idea al giorno per rinviare il congresso” è il commento spiccio del deputato Pd Federico Gelli.
Ha provato a mettere un freno Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria sostenuto da Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema: “Penso sia arrivato il momento di farla finita con le dichiarazioni e le polemiche sulle regole che ci devono portare al prossimo congresso. Sono certo che Epifani, Zoggia e chi lavora per affrontare e risolvere le questioni aperte sapranno trovare la soluzione che ci deve portare a svolgere le primarie per il segretario l’8 dicembre”. E mentre invoca un nuovo impegno per famiglie, imprese e lavoratori, Cuperlo spera che la direzione “armonizzi i tempi e fissi il percorso che ci deve portare alla data del congresso”.