La Chiquita ricorre alla Corte d’appello

Pubblicato il 23 Settembre 2013 alle 14:30 Autore: Giacomo Morabito

La nota compagnia Chiquita Brands International Inc. ha annunciato che si rivolgerà alla Corte d’Appello degli Stati Uniti dell’XI circuito affinché siano respinte le accuse rivolte dai familiari delle vittime della guerra civile in Colombia.

Cosa c’entra la principale multinazionale di banane all’interno di una guerra civile? Nel 2007, la stessa compagnia ammise di aver sostenuto l’Autodefensas Unidas de Colombia (AUC).

In altre parole la principale organizzazione paramilitare colombiana di estrema destra fondata da Salvatore Mancuso Gómez.

Tale sostegno costò quasi 2 milioni di dollari statunitensi che, secondo quanto ammesso presso il Tribunale Federale di Washington D.C., sarebbero serviti per salvaguardare i propri lavoratori. In seguito alla confessione, la Chiquita fu condannata a pagare un’ingente pena pecuniaria di 25 milioni di dollari statunitensi.

Ecco, pertanto, giustificate le accuse rivolte da parte di alcune famiglie delle vittime della guerra civile colombiana, che accusano la Chiquita di essere anch’essa colpevole dell’uccisione dei loro parenti da parte dell’AUC. L’AUC è stata costituita da importanti proprietari terrieri alla fine degli anni Novanta per stabilizzare e proteggere le condizioni economiche e sociali di alcune aree della Colombia.

chiquita

L’Alto Commissariato dell’ONU ha accusato l’AUC di essere stata responsabile di numerosi massacri e omicidi, volti in particolare contro gli attivisti colombiani di sinistra. Inoltre, pare che mantenga anche stretti contatti con le famiglie calabresi della ‘ndrangheta coinvolte nel traffico di cocaina.

Insomma, qualora non fossero respinte, le accuse costituirebbero un nuovo danno economico e d’immagine per la Chiquita, la quale sarebbe costretta a versare miliardi di dollari statunitensi come risarcimento dei danni. Per evitare una simile prospettiva, essa ha annunciato ricorso poiché ogni omicidio non può considerarsi connesso alla stessa compagnia.

Inoltre, i suoi rappresentanti legali hanno affermato che le accuse rivolte dovrebbero essere rigettate tenuto conto della sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti dello scorso aprile (caso “Kiobel vs. Royal Dutch Petroleum Co.”), che prevede l’impossibilità per le corti federali di decidere riguardo alle controversie in cui le due parti sono straniere e la condotta avviene al di fuori degli Stati Uniti.

D’altra parte, gli avvocati delle famiglie delle vittime sostengono che la Chiquita, oltre che ad avere sede e svolgere le attività negli Stati Uniti, ha concordato i pagamenti versati all’AUC proprio all’interno del territorio statunitense, e pertanto le accuse non potranno essere respinte, salvo colpi di scena.