Lo stallo della maggioranza sul finanziamento pubblico ai partiti
Enrico Letta, impegnato in un tour in America settentrionale, domani parlerà alle Nazioni Unite in occasione dei lavori dell’Assemblea. Il presidente del Consiglio, però, non ha mancato di lanciare appelli all’unità nazionale: è arrivato il momento di rilanciare l’immagine di un governo forte per rassicurare l’Europa.
Ma, mentre Letta terrà il suo discorso al Palazzo di Vetro, l’aula di Montecitorio esaminerà il ddl sul finanziamento pubblico ai partiti, caposaldo – assieme all’abolizione dell’IMU – del programma di larghe intese. Provvedimento che sta creando non pochi problemi ai pontieri e ai pacieri di entrambi gli schieramenti della maggioranza governativa.
L’iter del ddl che dovrebbe abolire (senza troppa fretta) i “rimborsi elettorali” ha conosciuto già qualche deviazione, a poche settimane dal via libera della Commissione Affari Costituzionali della Camera, dove è ritornato il 12 settembre scorso. Un rimbalzo dovuto alla mancata discussione degli emendamenti collegati al testo. Poi altri due rinvii, prima al 19 poi al 25 dello stesso mese. Dunque l’aula di Montecitorio non ha ancora valutato il ddl nella sua integrità.
Oggi, i due relatori del ddl – Mariastella Gelmini (Pdl/FI) ed Emanuele Fiano (PD) – hanno annunciato il fallimento delle trattative. Questa volta lo stallo sembra difficilmente superabile, poiché il partito di Berlusconi si rifiuta di far passare l’emendamento dei democratici, quello che prevede un tetto alle donazioni dei privati di 100.000 euro. Non una richiesta da poco per un movimento sostanzialmente foraggiato dal suo leader e azionista di maggioranza.
In un primo momento, la Commissione aveva approvato due importanti emendamenti, quello sulla cassa integrazione da 15 milioni di euro per i dipendenti di partito – che interessa soprattutto il Pd – e quello che elimina la concessione di sedi e spazi tv da parte dello Stato. Ma la proposta di depenalizzazione del finanziamento illecito e l’emendamento “salva Forza Italia” – che avrebbe permesso al partito del Cavaliere d’incassare la propria fetta di rimborsi, pur non essendosi presentato alle Politiche dello scorso febbraio col simbolo di FI – hanno fatto saltare il banco, per il veto pidiellino.
Francesco Paolo Sisto, presidente della Commissione Affari costituzionali, ha fatto sapere che “ ci sono dissensi all’interno della maggioranza ed è impossibile portare avanti in commissione un provvedimento condiviso, c’è una obiettiva impossibilità di discutere fino in fondo”. Mentre l’ex ministro Mariastella Gelmini, ospite di SkyTG24, non è apparsa fiduciosa su un’eventuale soluzione della vicenda: “Il Pd sta violando l’accordo fatto in Consiglio dei ministri. Noi siamo fermi al testo del governo che vede la nostra totale disponibilità e saremmo pronti a votarlo anche domani, il problema è che sono stati presentati emendamenti che stravolgono il testo del governo”.
L’onorevole Danilo Toninelli del M5S ha avanzato una proposta: “Prevediamo solo le donazioni dei privati ai partiti con un massimale annuo di 5.000 euro”. Difficilmente verrà accettata ma è una base di partenza per la trattativa tra Pd e Pdl.
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La palla passa di nuovo ai deputati, i quali dalle 16 di domani dovranno esaminare quattro emendamenti. Il quinto (sulle donazioni dei privati) verrà discusso solo martedì prossimo, a causa della presenza di altre sedute e votazioni già fissate da tempo (come quella del ddl sul “femminicidio”).
Il quotidiano Europa – di sponda democrat – ha scritto che “se la camera non dovesse approvare la legge nei prossimi giorni è difficile che il Senato possa esaminarla in tempo utile per approvarla entro la fin dell’anno. In quel caso scatterebbe il pagamento pieno della prima rata del finanziamento pubblico per il 2014, pari a 46 milioni. Sfumerebbe dunque il taglio del 40% previsto per il primo dei tre anni della fase di transizione prevista dalla legge ideata dal governo che rinvia al 2017 l’eliminazione totale del finanziamento pubblico”.
Una beffa per i sostenitori delle larghe intese.