Vienna, la capitale austriaca al voto per scegliere il suo nuovo sindaco

Domenica 11 ottobre, 1 milione e 200mila cittadini viennesi saranno chiamati al voto per il rinnovo del consiglio comunale (Gemeinderat) e del sindaco della città.
Nell’ultima elezione dell’ottobre 2015, l’SPÖ è risultata vincente con quasi il 40% delle preferenze, confermando il sindaco uscente Michael Häupl, che con i suoi 23 anni di mandato è stato il sindaco più longevo della storia di Vienna.
Nel 2018, tuttavia, Häupl ha rassegnato le dimissioni per motivi di salute, venendo sostituito fino ad oggi da Michael Ludwig, del suo stesso partito.

Sono sei le principali formazioni politiche in campo: SPÖ (socialdemocratici), ÖVP (conservatori), Grüne (verdi, progressisti), FPÖ (nazionalisti di destra), HC (nazionalisti di destra), NEOS (liberali).

Com’è composto oggi il Gemeinderat viennese

Oggi, la maggioranza del Landtag è composta da un’alleanza tra SPÖ (44 seggi) e Grüne (10 seggi). Un’alleanza anomala, se si considera che al governo federale Sebastian Kurz, della ÖVP proprio con i Verdi.
Al contrario, all’opposizione si trovano FPÖ, NEOS e la stessa ÖVP. La seguente grafica riassume i risultati ottenuti all’ultima elezione comunale, con i relativi seggi ottenuti dai partiti nel Gemeinderat.

 

Quali sono i temi principali della campagna

Come è facile immaginare, le misure da adottare contro la diffusione del Covid-19 e per limitare i danni economici della pandemia sono al centro del dibattito. Dopo aver retto bene la prima ondata, Vienna si ritrova nel pieno della seconda, con una curva in costante ascesa. Mentre a inizio giugno i contagi registrati nella capitale erano poco più di 3000, a inizio ottobre i contagi totali sono circa 17000. Le attività economiche più in difficoltà, come è facile immaginare, sono il turismo e la ristorazione. In una città da 17 milioni di turisti l’anno, le misure adottate, come il discusso Gastrogutschein (un buono dal valore massimo di 50 euro spendibile nei ristoranti cittadini), sembrano essere solo un palliativo momentaneo. Già ad aprile, la banca nazionale austriaca (OeNB) stimava le perdite economiche per la città in circa 11 miliardi di euro.

Altro tema molto caldo è quello dell’immigrazione. L’Austria, a livello nazionale, mostra da sempre posizioni abbastanza rigide in materia. Vienna, tuttavia, ha sempre mostrato una maggiore apertura sul tema. Tema particolarmente discusso è l’accoglienza di profughi dal campo rifugiati greco di Moria.

Chi sono i principali candidati

Sono sei i principali candidati alle prossime elezioni.

Michael Ludwig (SPÖ): Sindaco uscente di Vienna, in carica dal 2018 dopo le dimissioni di Michael Häupl e grande favorito dei sondaggi. Ludwig è nato e cresciuto a Vienna. Dopo i suoi studi di scienze politiche, ha cominciato la sua carriera politica ricoprendo incarichi via via più importanti a livello cittadino. Molto attento al tema dell’inclusione sociale, questa priorità si riflette sulla sue idee di politica economica. Il suo motto dichiarato è: “Durch das Reden kommen die Leute zusammen” (Attraverso il dialogo le persone trovano un accordo, ndr).

 

Gernot Blümel (ÖVP): è l‘attuale Ministro delle finanze del governo Kurz II. La buona fama che si è guadagnato al governo, e ancora prima come uomo della diplomazia austriaca nell’Unione Europea, hanno convinto la ÖVP a puntare su di lui. In realtà, la sua ascesa nella ÖVP comincia già a inizio 2017, quando viene nominato presidente del partito. La sua formazione da esperto in comunicazione è stata cruciale nei suoi anni alla presidenza del partito. Insieme a Kurz, è considerato il fondatore della “Evolution Volkspartei”, cioè la formula che ha portato la ÖVP ad assumere una nuova identità e riguadagnare consensi.

 

Birgit Hebein (Grüne): Nativa di Villach, al confine con l’Italia, Birgit Hebein ha una lunga esperienza come attivista e responsabile presso organizzazioni non governative. Dal 2010 fa parte del Landtag viennese, mentre dal 2019 è vicesindaco della città con deleghe per lo sviluppo urbano, alla tutela ambientale e alle politiche energetiche. Secondo i sondaggi, la Hebein potrebbe risultare decisiva nell’elezione del nuovo sindaco. Oltre alle tematiche ambientali, ha già dichiarato che cercherà di ammorbidire la posizione del governo centrale sul tema rifugiati, nello specifico per quanto riguarda i migranti provenienti dal campo profughi greco di Moria.

 

Dominik Nepp (FPÖ): Dopo l’inaspettato exploit della FPÖ nelle elezioni comunali del 2015, Dominik Nepp si appresta a raccogliere una pesante eredità. Complici gli scandali che hanno affossato la FPÖ a livello nazionale e la lista gemella proposta da Heinz-Christian Strache, ex-uomo forte dello stesso partito, Nepp avrà il compito di portare le istanze dell’estrema destra nel Landtag cittadino. Come è lecito aspettarsi, Nepp ha dato grande rilievo al tema migranti nella sua campagna elettorale, con uscite dure contro l’islam politico. Secondo alcuni quotidiani austriaci, la FPÖ avrebbe come scopo soprattutto quello di sottrarre voti alla lista di Strache, tenendolo fuori dalla visibilità legata al consiglio cittadino.

 

Hans-Christian Strache (HC): Strache non rientra nel novero dei quattro principali candidati, ma la sua candidatura merita una breve menzione. Protagonista dello scandalo Ibizagate, che ha portato alla caduta del governo Kurz I e un’emorragia di voti nella FPÖ, Strache si ripresenta nella sua Vienna con la sua nuova creatura politica “Team Strache – Allianz für Osterreich”. Il principale motivo di interesse intorno a questa lista è la sfida “fratricida” con la FPÖ: entrambe si rivolgono allo stesso bacino elettorale. Sarà interessante osservare se Strache supererà la soglia di sbarramento del 5% e se questo potrà avere ripercussioni positive a livello nazionale sul neonato partito.

 

Cristoph Wiederkehr (NEOS): Con soli 30 anni, Wiederkehr è il più giovane dei sei candidati alla carica di sindaco. Dal 2015 è deputato nel Landtag locale. Wiederkehr è portatore delle istante economiche più liberali, in linea con il suo partito, principale voce liberale austriaca.

Cosa dicono i sondaggi

I sondaggi realizzati fino al primo ottobre (ultimo giorno in cui è stato possibile pubblicarne gli esiti) sono chiari e vanno tutti nella stessa direzione.

L’SPÖ si avvia a una vittoria schiacciante con circa il 42% delle preferenze. Dietro, la ÖVP è data al circa 20%: sarebbe, in fin dei conti, un buon risultato per il partito del premier Kurz, che a Vienna non è mai riuscito a sfondare nel nuovo millennio.
I verdi rimangono stabili intorno al 13%, confermando l’exploit nazionale del movimento, in linea con il trend fatto registrare negli ultimi anni in tutta Europa. Se i sondaggi fossero confermati, sarebbe clamoroso il crollo del partito di estrema destra FPÖ. Dopo il boom del 2015, quando aveva superato il 30%, la FPÖ viene data intorno al 10%.
Il nuovo partito HC lotta per superare la soglia di sbarramento del 5%: al momento, i sondaggi lo posizionano tra il 4 e il 6%. Si avviano infine a un ingresso comodo, ma non del tutto scontato, i liberali di NEOS, dati intorno al 6,5%, in linea con i risultati delle elezioni del 2015.
Considerando l’opzione del voto disgiunto (possibile nelle elezioni comunali viennesi), i dati si confermano più o meno stabili, con Micheal Ludwig dato a quasi il 50% delle preferenze, rosicchiando alcuni punti percentuali agli altri partiti. Segno che, a prescindere dal voto dato ai partiti, l’attuale sindaco di Vienna piace alla netta maggioranza della popolazione.

 

L’anomalia viennese nel panorama austriaco

La capitale austriaca – per i più semplicemente la patria della Sacher-Torte e testimone dei bei tempi che furono – si conferma così un’interessante anomalia nel panorama politico austriaco. Come già ricordato, il governo di Vienna è composto da SPÖ e Grüne. Al contrario, il governo federale di Sebastian Kurz, dopo le elezioni del 2020, vede protagonisti la ÖVP con gli stessi Verdi. Con la loro agenda, pensata per coniugare insieme istanze ecologiche ed economiche, i Verdi sembrano sempre più l’ago della bilancia della politica austriaca. Un trend destinato forse a ripetersi nella vicina Germania.


Certamente il dato più interessante è quello che riguarda la SPÖ. Come la “cugina” SPD della vicina Germania, la SPÖ attraversa una fase di crisi abbastanza evidente. Negli altri Länder del paese, il partito è spesso terzo se non addirittura quarto nelle preferenze. Una crisi aggravata dall’astro nascente Sebastian Kurz, che ha riportato nuova linfa alla ÖVP. Eppure, come dimostrano i risultati delle elezioni nazionali del 2019 (visibili nella grafica in alto), Vienna rimane un fortino della SPÖ, una delle poche città e Land dove il partito di Michael Ludwig continua ad attirare la maggioranza dei consensi della popolazione.
Che Vienna possa diventare un laboratorio per il rilancio della SPÖ, anche in riferimento alle politiche sociali post-pandemiche? Saranno la storia e il risultato delle prossime elezioni a decretarlo.