Letta a Wall Street: “Italia paese virtuoso”
A metà tra una sessione d’esame e un tour di magnificazione di un prodotto chiamato Italia, grande come l’intero paese. E’ forse questo il senso del roadshow di Enrico Letta a New York.
Ieri ha incontrato – nella sede di Bloomberg – imprenditori e finanzieri, scortato dal segretario al tesoro Jacob Lew, oggi ha parlato nel tempio della finanza statunitense e (forse) mondiale, la Borsa di Wall Street.
Dopo aver ricevuto la parola dall’amministratore delegato del Nyse, Duncan Niederauer. Punto primo, rassicurare gli investitori sull’affidabilità: “L’Italia è un Paese virtuoso, giovane e credibile. Grazie al nostro consolidamento fiscale, il debito è sotto controllo, ma dobbiamo continuare col consolidamento di bilancio e ci stiamo lavorando”. Al New York Stock Exchange ascoltano, forse non proprio convinti che l’Italia non riservi qualche sorpresa: “Abbiamo un grande debito che sta diventando un problema, che dobbiamo gestire – ammette Letta – e dobbiamo evitare che il deficit superi il 3% del Pil: stiamo cercando di rispettare questi vincoli”.
Il capo del governo si mostra convinto di poter ottenere questo traguardo, così come sa che è urgente avere bassi tassi interesse sul debito: “Oggi siamo al 4,5% – ha spiegato – ma vorremmo scendere entro l’anno prossimo al 2%, questo è il motivo per cui sto insistendo sulla stabilità politica che per noi è cruciale, il nostro paese non ci è abituato: ci piace la lotta politica ma dobbiamo convincere la gente che la stabilità è importante”. Si ripete dunque il ritornello della stabilità politica, rivolto un po’ agli ascoltatori per rassicurarli, un po’ ai partiti italiani perché non facciano cadere l’esecutivo.
Cerca di presentarsi, dicendo cosa ha fatto il suo governo (snocciolando le sue riforme in inglese perfetto con tanto di slide) e illustra il piano “Destinazione Italia”, già presentato ieri a finanzieri e imprenditori: “è un piano con azioni molto concrete per favorire gli investimenti nel nostro Paese”. Letta ammette i limiti dell’Italia (“Abbiamo molti asset ma non siamo molto bravi a spiegarli”, così come ha parlato di una crescita molto lenta e un’alta disoccupazione giovanile), ma mostra di avere obiettivi ambiziosi: “aprire l’Italia al mondo” e “realizzare dodici mesi consecutivi di crescita”.
Certo, ci vogliono gli investimenti esteri, ma sulle spese occorrerà tagliare ancora, così c’è spazio per un annuncio che interessa più in Italia che a Wall Street: “Nei prossimi giorni avremo un ‘commissioner‘, un commissario che si occuperà della spending review, presto avrete il nome“. Non svela l’identità dell’ipotetico successore di Enrico Bondi, ma detta almeno un criterio guida: “toccherà tutti i campi, tranne la cultura che è il nostro petrolio”. Un settore, peraltro, che di tagli ne ha già avuti in abbondanza.
Giusto il tempo di un’ultima battuta sull’Expo di Milano 2015 (“Noi italiani siamo molto bravi, ma lo siamo di più quando abbiamo una scadenza. L’Expo è per noi un appuntamento cruciale”) e poi tocca a Letta dare avvio agli scambi in Borsa, con il rito della campanella. Partono gli scambi e finisce il suo discorso, mentre l’esame per l’Italia non è mai finito. Per Letta “Le misure di Destinazione Italia hanno avuto un’ottima accoglienza, sulle cose concrete all’estero l’Italia viene vista positivamente: servono poche parole e più fatti”. Saranno i mercati a dire se ha avuto ragione oppure no.
Gabriele Maestri