“‘Giù le mani da Crocetta’. Giusto. Condivido”. E’ lo stesso presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, a rilanciare lo slogan (coniato dal presidente della Fondazione Caponnetto di Firenze), nel momento che sembra più difficile per la sua giunta, dopo la rottura tra la sua lista del Megafono e il Pd.
“Crocetta ha toccato gli interessi di Cosa nostra ben radicati – nota la Fondazione -. E’ il primo esponente del centrosinistra a vincere le elezioni siciliane. Ma, a meno di un anno dalla sua elezione, i siciliani del Pd escono dalla maggioranza. Un gesto che al centro nord nessuno tra i militanti comprende“.
Ed è proprio con alcuni esponenti del Pd che oggi avrebbe dovuto parlare Crocetta, facendo saltare il vertice di maggioranza che lui stesso aveva convocato per oggi dopo che il Pd aveva ritirato l’appoggio alla sua giunta. Il governatore ha certamente visto il presidente del Senato Pietro Grasso, mentre non ha incontrato il segretario dem Guglielmo Epifani: “Non lo vedrò e non gli ho telefonato, ma potrei farlo, non sono scortese – ha detto -. Dovessi incontrarlo gli direi che il Pd mi deve aiutare, perché la Sicilia è una regione che è sempre stata governata male e il cambiamento deve venire prima degli interessi dello stesso Pd”.
Per Crocetta, tuttavia, la crisi non sarebbe dietro l’angolo: “Il governo siciliano rischia la crisi? Spero di no, spero che non si arrivi a questo“. Precisa i suoi rapporti col Pd: “Io non ho aperto alcuna ostilità verso il mio partito. Ho posto questioni politiche, ma mi sono trovato davanti a un aut aut“. I programmi del governatore, in ogni caso, sono a lungo termine: “Io la Sicilia non la mollo, la mollerò quando avrò detto la parola fine alle cricche e alla mafia“.
La regione Sicilia, insomma, non cambia guida: “La mia giunta resta in piedi, continuo il mio programma, non cambio i miei assessori” ha detto Crocetta, rivendicando il sostegno popolare: “Io non so chi nel partito stia dalla mia parte – ha detto Crocetta – ma so che i cittadini e la base sono con me: ho avuto la solidarietà dei vecchi comunisti, e se loro sostengono me, che sono gay e che ho tagliato gli interessi delle cricche, allora vuol dire che la storia è cambiata”.
Altre battute sono espressamente dedicate al partito di Crocetta: ”Il Pd si deve confrontare coi movimenti e farli propri. Io faccio il contrario di quello che fanno le correnti, che prima scelgono e poi vedono e valutano: io prima vedo e poi scelgo”.
Nega di avere mai pensato alla segreteria nazionale (“Come non avevo pensato di candidarmi in Sicilia, ma 50mila persone me lo hanno chiesto, e io ho accettato”) e a chi lo chiama “il Renzi siciliano” risponde: “Non sono un rottamatore, sono una persona che sostiene una profonda destrutturazione di alcune logiche della politica e le vuole rinnovare. Ho un metodo simile? Un po’, ma non c’è nessun patto fra me e Renzi”.
Nel frattempo, mentre il Pd Enzo Bianco ritiene che il dialogo tra il suo partito e Crocetta vada rilanciato (“Il muro contro muro di questi giorni è andato oltre il limite”), sul fronte opposto, cresce il consenso nel centrodestra attorno alla proposta di un “patto istituzionale” tra partiti o “modello Letta” in Sicilia.