Paraguay, il Presidente Cartes annuncia il rilancio
“Abbiamo bisogno di creare un Paese in cui è facile investire con i dovuti controlli, e dove la burocrazia non sarà un ostacolo”. Ad annunciarlo è il Presidente del Paraguay, Horacio Cartes, che si è insediato lo scorso 15 agosto dopo l’instabilità politica affrontata dal Paese a seguito dell’impeachment dell’ex Presidente Fernando Lugo nel giugno 2012.
Cartes ha annunciato che il suo governo intende permettere una crescita economica continua dell’8% annuo, stimolando gli investimenti in infrastrutture e agricoltura. E per ottenere questi risultati, secondo lo stesso Cartes sarebbe necessario investire annualmente circa 2,5 miliardi di dollari statunitensi. Al momento, l’attuale governo paraguayano ha imposto una tassa sulle materie prime, come soia, mais e grano: secondo il ministro delle Finanze del Paraguay Germán Rojas, ciò permetterà di guadagnare circa 250 milioni di dollari statunitensi annui entro il 2015.
Il Paraguay è senza dubbio uno fra i paesi più poveri del blocco commerciale Mercosur ma, secondo il Fondo Monetario Internazionale, la sua economia aumenterà dell’11% entro la fine dell’anno, mentre nel 2014 dovrebbe rallentare del 4,6%. D’altra parte, la nota agenzia di rating Standard and Poor’s Corporation ha provveduto a classificarlo come “BB-”, così da essere nella medesima categoria di Angola e Vietnam.
Il Presidente Cartes intende, quindi, permettere che questa valutazione possa cambiare soltanto positivamente, mirando soprattutto ad attrarre gli investimenti esteri, a migliorare il livello d’istruzione e a combattere la povertà nel Paese.
Nel frattempo, il governo è anche impegnato in una serrata lotta contro le organizzazioni del narcotraffico: infatti, secondo la Secretaría Nacional Antidrogas (SENAD), in Paraguay sono prodotti approssimativamente 48’000 tonnellate di marijuana ogni anno, essendone così il più grande produttore mondiale dopo il Messico.
Ad agosto, la polizia paraguayana ha terminato una maxi-operazione smantellando un giro di droga e di traffico d’armi con collegamenti in Bolivia e Perù. Nel corso del 2013, il governo ha già sequestrato circa 350 tonnellate di marijuana a seguito di varie operazioni, in altre parole quasi il doppio di quanto sequestrato complessivamente lo scorso anno.