Settimana Politica – Berlusconi, Scilipoti e quell’intervento criptico
[ad]In primo luogo l’intervento di Domenico Scilipoti. Che può essere definito senza ombra in dubbio un grande oratore. Ha tenuto un discorso di circa un’ora a braccio. E sembrava molto convinto delle sue tesi. A tratti è parso reazionario ma ha dimostrato di aver colto l’importanza strategica di presidiare 3-4 punti politici per elaborare poi un ipotetico programma organico di governo. Ne è emersa quasi la figura di un reazionario, ma al tempo stesso convinto delle proprie tesi. Tanto che tendeva ad innervosirsi quando gli si ponevano delle domande sulle solite cose e tendeva a parlare più che altro di temi politici specifici, come l’omeopatia e il signoraggio bancario.
E soprattutto non va sottovalutato un aspetto di questo congresso: l’intervento di Silvio Berlusconi. Un intervento quanto mai criptico e che pur riadattando evergreen classici del suo repertorio (le riforme da fare, l’accanimento della magistratura) non ha lesinato soprattutto chicche e ricordi storici della sua discesa in campo. Con riferimenti inediti nei suoi discorsi su presunti sondaggi dell’Università di Perugia, che nel 1994 attribuiva una netta vittoria elettorale ai “comunisti ortodossi”, e su cene ad Arcore con Fini, Bossi…e Segni!
L’intervento del premier del resto è finito con una citazione da un discorso dello stesso Berlusconi ai supporter di Forza Italia nel 1994. Un discorso che, sulla scia di un rispettabile liberalismo, riprendeva temi classici del tanto sognato (e tanto vano?) “partito liberale di massa” e dei primi ideologi forzisti come Giuliano Urbani e Antonio Martino.
E in questo intervento originale, in un questo discorso criptico si è percepito un profondo attaccamento di Berlusconi nei confronti di Scilipoti. E non solo perché lo ha salvato il 14 dicembre del 2010. Ma anche perché quel nucleo interno al gruppo responsabile potrebbe assumere il ruolo di “Terza Forza” all’interno del centrodestra, dopo PdL e Lega. Una vecchia aspirazione berlusconiana coltivata negli anni dal sostegno a piccole liste civetta all’ipotesi di presentare in un unico contenitore politico tutti i micro-partiti da affiancare nel 2008 al partito del premier a quello di Bossi.
Il sogno e l’aspirazione di ridisegnare la geografia politica del centrodestra italiano e i suoi equilibri sistemici. Un disegno che deve partire da un cambio di nome del PdL, ma che può giungere fino a Mimmo Scilipoti, elevato a rango di leader politico.