Maroni: “Se fa cadere Letta, lasciamo anche noi”. Dubbi nel Pdl
Se il Pdl deciderà per l’Aventino, potrà ufficialmente contare anche sul ritiro della Lega Nord.
Lo ha confermato poco fa Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia e ancora per qualche settimana segretario federale del Carroccio.
Difficile interpretare diversamente le sue parole: “Se serve a far cadere il governo Letta, anche i nostri parlamentari si dimetteranno”. Lo scopo sarebbe almeno parzialmente diverso da quello del Pdl (non si tratterebbe di una solidarietà diretta a Silvio Berlusconi), ma la Lega non ha mai nascosto di preferire una soluzione elettorale anticipata. “Mi sembra chiaro che non solo la dichiarazione del Pdl ma anche il fatto che hanno raccolto le firme sia una mozione di sfiducia palese nei confronti del governo” ha aggiunto Maroni, sostenendo che Letta dovrebbe dimettersi e tutt’al più potrebbe essere rinviato alle Camere.
Il leader leghista parla a margine di un convegno alla Bocconi di Milano, organizzato per ricordare l’economista Luigi Spaventa. Lì, assieme a Mario Draghi e Ignazio Visco, ci sarà anche Giorgio Napolitano: anche lui, c’è da giurarlo, avrà costantemente l’attenzione rivolta a quanto potrebbe accadere nell’area romana dei palazzi della politica, attento a ogni possibile novità.
Proprio all’inquilino del Colle più noto di Roma si rivolge il coordinatore del Pdl Sandro Bondi: “In queste condizioni, prolungare l’agonia di questo governo e di questa legislatura non giova a nessuno tantomeno all’Italia. Questo Napolitano lo sa bene”. Vuole dunque elezioni anticipate e parla a nome suo e – presumibilmente – del partito.
Ieri però il Pdl, a dispetto delle professioni di fede pubbliche a beneficio di microfoni e telecamere, non è parso del tutto compatto. Gli attacchi a Napolitano di alcuni esponenti Pdl non sono piaciuti a figure di rilievo del partito, come Maurizio Lupi, come pure la differenza di vedute sulla “consistenza” delle dimissioni dei parlamentari Pdl tra Daniela Santanchè e Gaetano Quagliariello non depone a favore dell’immagine di un gruppo granitico. Un gruppo che, al di là delle dichiarazioni di queste ore, potrebbe avere comportamenti diversi in Aula.
Che il clima si prepari ad essere molto teso, in caso di voto di fiducia la prossima settimana, lo testimonia molto bene Paolo Naccarato, storico collaboratore di Francesco Cossiga, eletto al Senato con la Lega e ora nel gruppo Gal: “Mercoledì, quando si passerà sotto i banchi della presidenza per votare la fiducia, Berlusconi avrà sorprese e delusioni” ha dichiarato a Repubblica, suggerendo a Berlusconi “di stare attento” e di cambiare passo. “O si mette fine alle polemiche quotidiane, come spero, e si va avanti. Oppure ci sarà necessariamente una diversa articolazione del centrodestra al momento del voto in Aula“.
A peggiorare la situazione avrebbero contribuito certamente le lettere di dimissioni dei parlamentari Pdl: “Servono a Berlusconi per fare una conta delle persone di cui si può fidare, ma con questa mossa si è allargato il fronte di chi non lo seguirà“. Non manca poi chi fa notare che, non essendo indirizzate espressamente al presidente del Senato ma (potenzialmente) al presidente del gruppo, quelle dimissioni non hanno alcun valore, posto che comunque non avrebbero effetto immediato e dal voto dell’aula sulla cessazione dal mandato potrebbero venire altre sorprese.