Congresso Pd, regole approvate: gli iscritti non pagano
Fissate le regole, ora resterebbe “solo” da giocare la partita. La direzione nazionale Pd di questa mattina, infatti, avrebbe trovato l’accordo sulle regole congressuali, raccogliendo un voto sostanzialmente unanime e fissando in modo pressoché granitico la data dell’8 dicembre per il voto sul segretario nazionale del partito.
Resta solo una “piccola” incognita sui tempi, dovuta alla possibile crisi di governo, sulla quale ancora nulla si sa. “Stiamo lavorando per fare il congresso nei tempi previsti. La direzione è convocata permanentemente e valuteremo ora per ora quanto sta accadendo, in particolare dopo l’incontro tra Letta e Napolitano – spiega il responsabile organizzativo Davide Zoggia -. La direzione è l’organo che può decidere se modificare il percorso congressuale”.
Le regole in ogni caso ora ci sono e sono state approvate all’unanimità, con una sola astensione. Se in un primo tempo si era fatto il nome di Nico Stumpo, già responsabile organizzativo, lui ha prontamente smentito, sottolineando di avere votato a favore: ad astenersi pare invece sia stato Graziano Milia, presidente della Provincia di Cagliari.
Sul voto per il segretario nazionale si preannuncia una novità importante: è ancora previsto il contributo di due euro a carico di elettori ed elettrici del Pd, ma chi è regolarmente iscritto non sarà tenuto a pagare (potrà ovviamente lasciare un contributo volontario). Si tratta di un compromesso tra la soluzione precedente e il voto gratuito, che avrebbe garantito il massimo di apertura: farà certamente piacere agli iscritti, un po’ meno ai tesorieri (che in passato avevano tratto beneficio dagli “incassi” delle primarie, specie a livello provinciale).
Le candidature a segretario nazionale dovranno essere depositate – assieme alle liste – alla commissione nazionale entro le 20 dell’11 ottobre: dovranno sottoscriverle almeno il 10% dei componenti dell’assemblea nazionale uscente oppure tra 1.500 e 2.000 iscritti distribuiti in non meno di cinque regioni, appartenenti ad almeno tre delle cinque circoscrizioni elettorali per il Parlamento europeo.
Nella campagna per la conquista della segreteria, ogni candidato al nazionale potrà spendere al massimo 200mila euro, tetto che si abbatte a 8mila per i segretari provinciali; la regola di austerity prevede anche il divieto di pubblicità a pagamento per candidati e liste a sostegno sui media, mentre sono permessi volantini e manifesti.
Resta estranea al regolamento congressuale la questione della coincidenza tra segretario del partito e candidato alla premiership: figure che, al momento, sostanzialmente coincidono, visto che lo statuto non è stato modificato dall’assemblea nazionale. Le posizioni interne al Pd, sul punto, restano distanti: “Vorrei invitare anche gli altri affinché, chiunque prevarrà nella corsa alla segreteria, si impegnino a garantire che, quando si andrà al voto, ci siano primarie per il candidato premier – sottolinea Gianni Cuperlo, accogliendo l’invito del segretario pro-tempore Guglielmo Epifani -. Spero che tutti sottoscriveranno questo impegno”.
Matteo Renzi, nel frattempo, si è confrontato proprio con Epifani e Cuperlo: altro su di lui non è trapelato, mentre parla il segretario emiliano del Pd Stefano Bonaccini, ora sostenitore del sindaco di Firenze. “Sono soddisfatto per l’approvazione all’unanimità – ha detto – perché, alla luce dell’assemblea di sabato, c’era bisogno di dare agli elettori un segnale di unità e di mettere il punto finale alla vicenda delle regole”.