La passione non conosce il fallimento
Il fallimento però è dietro l’angolo: l’asta fallimentare è vinta nel 2006 dalla famiglia Tormenti e la Samb può iscriversi in C1. Incubo finito? Neanche per idea. Dopo due stagioni tra alti e bassi i Tormenti rompono ogni rapporto con squadra e tifosi.
Tornano ad aleggiare sulla riviera marchigiana gli spettri dei debiti e degli stipendi non saldati. I giocatori, allenati da Fulvio D’Adderio, tentano in tutti modi di raggiungere l’ennesima disastrata salvezza ma stavolta il miracolo non accade: dopo aver perso a Lecco i rossoblù ottengono la retrocessione e l’11 luglio 2008 arriva inesorabile il terzo fallimento.
La piazza sanbenedettese non vuole arrendersi, ma stavolta la risalita dal calcio dilettantistico deve avvenire solo con imprenditori locali. Spina, Bartolomei e Pignotti centrano la vittoria dell’Eccellenza al primo tentativo e pianificano la copertura totale dello stadio Riviera Delle Palme.
Dopo due anni di Serie D la Samb lotta per il professionismo ma nonostante una grande quantità di investimenti non riesce a raggiungere la promozione. Nel 2012 il popolo rossoblù può tornare a gioire: a Recanati una marea di sanbenedettesi assiste alla promozione in Seconda Divisione. La festa si scatena in tutta la città, ma i tifosi ancora una volta non hanno fatto i conti con i disastri societari.
Pignotti e Bartolomei infatti accumulano debiti su debiti e, nonostante le tante promesse circa l’iscrizione in Serie C, non assicurano in tempo la fideiussione.
Nonostante il ricorso effettuato il 19 luglio 2013 la Figc dichiara la Sambenedettese calcio esclusa da tutti i campionati professionistici. La voglia di chiudere tutto è tanta ma al cuore non si comanda e la nuova società viene affidata alla presidenza di Gianni Moneti. In altre città d’Italia l’ennesimo campionato di Eccellenza sarebbe stato accolto con stadi vuoti e zero passione, ma non a San Benedetto.
Il motivo? I soldi distruggono tutto, anche la dignità, ma non la passione.