Storica telefonata Obama-Rohani: Iran e Usa non si parlavano dal 1979
L’annuncio è stato dato dal presidente americano nella serata di venerdì 27 Settembre, Rohani ha confermato la notizia attraverso Twitter. Da tempo l’Iran mandava messaggi distensivi in direzione Washington, dopo il discorso del Presidente iraniano al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, Obama, ha deciso di compiere lo storico gesto.
L’ultima visita di un presidente americano a Teheran è del 1977: sono ormai sbiadite le immagini di Jimmy Carter ricevuto in pompa magna dallo Scià di Persia.
Solo due anni dopo, nel 1979, Khomeini prenderà il potere e una folla inferocita assalterà l’ambasciata americana: in quell’occasione saranno sequestrati 52 appartenenti al corpo diplomatico Usa, dando il via a una trattativa durata 444 giorni che segnerà la fine dei rapporti diplomatici tra i due paesi.
Negli ultimi giorni, da parte delle due amministrazioni, sembrano aver avuto luogo i primi tentativi di disgelo.
Davanti ai leader mondiali, riuniti all’Assemblea generale dell’ONU per votare la risoluzione sulla questione siriana, Obama usa parole dure su Assad e dichiara che è “un insulto all’intelligenza” pensare che il governo di Damasco non abbia usato le armi chimiche, come continuano a sostenere da Mosca, poi aggiunge che è interesse di tutta la comunità internazionale mettere al bando, definitivamente, le armi chimiche e che “l’ONU si è dimostrata incapace di far rispettare il divieto”.
La delegazione iraniana, al momento dell’intervento del presidente Usa, solitamente, abbandonava l’aula. Questa volta Zarif, il Ministro degli Esteri di Teheran, invece, resta seduto e ascolta tutto il discorso di Obama che, nelle battute finali del suo intervento, tende una mano a Rohani, scelto per la sua moderazione dal popolo iraniano.
Il presidente americano auspica “uno sforzo diplomatico per ottenere un accordo politico in Siria” e quindi che “ci potrebbero essere le basi per un accordo sul programma nucleare iraniano” ma adesso, al governo di Tehran, si richiedono “azioni concrete”.
Poco dopo, dallo stesso scranno, arrivano anche le parole di Rohani che non lascia cadere la mano tesa dalla Casa Bianca: “l’Iran è pronto ha iniziare un negoziato sul dossier nucleare” nell’ottica di “un accordo-quadro con gli Stati Uniti”. Il presidente iraniano, tuttavia, non rinuncia a qualche stoccata nei confronti degli Usa: condannando l’uso dei droni e chiedendo che le sanzioni economiche che pesano sull’economia iraniana cessino al più presto.
Questa assemblea generale dell’ONU sarebbe potuta passare alla storia anche per la possibile stretta di mano tra Obama e Rohani, ma non è avvenuta, come non è avvenuto un incontro tra i due presidenti, giudicato”troppo complicato da preparare” per la delegazione iraniana.
Una sorpresa, però, aspetta Rohani sulla strada per l’aeroporto di New York: squilla il telefono, è Obama.
Il presidente americano si è scusato per il traffico terribile della Grande Mela e ha salutato Rohani con un cortese “Khodafez”, espressione che significa “dio sia il tuo custode”, subito dopo che il presidente iraniano lo aveva ringraziato per l’ospitalità.
(Per continuare la lettura cliccate su “2”)
Un nuovo corso per la politica iraniana? Rohani continua a dichiarare che rispetterà gli impegni presi sul nucleare ma è, soprattutto da Israele, che si levano le critiche più feroci verso l’Iran che “mostra la faccia morbida, mentre le centrifughe (delle centrali nucleari Ndr) continueranno a girare fuori dalla vista”.
Bisognerà anche vedere se i tentativi distensivi di Rohani, nei confronti del “Grande Satana”, reggeranno sul fronte interno: i Pasdaran accusano i media americani di aver alterato le dichiarazioni di Rohani, con le quali condannava l’Olocausto, sostenendo che il presidente non aveva nemmeno pronunciato quella parola e che aveva invece condannato i crimini nazisti in generale.
Se la diplomazia dei due paesi sembra (quasi) pronta al dialogo, in molti si chiedono se le società di Usa e Iran possano accettarsi reciprocamente.