Letta mercoledì alle Camere, Merkel lo incoraggia
Per Enrico Letta questo è il primo dei giorni della verità: ha appena lasciato il Quirinale, dove si era recato (assieme al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi) per l’incontro con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il colloquio è durato quasi un’ora e mezza
Il capo del governo ha verosimilmente esposto il percorso da attuare nei prossimi giorni: non ha lasciato il Colle da presidente dimissionario (dimissioni che ovviamente sarebbero state respinte, in vista della verifica parlamentare prevista per martedì prossimo), mentre i due presidenti hanno ritenuto che il chiarimento alle Camere sarà “risolutivo”.
“E’ stata attentamente esaminata la situazione che si è venuta a creare a seguito delle dichiarazioni del Presidente Berlusconi e delle dimissioni rassegnate dai ministri del PdL in adesione a quell’invito – si legge in una nota del Quirinale -. Il succedersi nella giornata odierna di dichiarazioni pubbliche politicamente significative dei ministri dimissionari, di vari esponenti del PdL e dello stesso Presidente Berlusconi ha determinato un clima di evidente incertezza circa gli effettivi possibili sviluppi della situazione politica. Da ciò il Presidente del Consiglio ha tratto, d’intesa con il Presidente della Repubblica, la decisione di illustrare in Parlamento – che è la sede propria di ogni risolutivo chiarimento – le proprie valutazioni sull’accaduto e sul da farsi. La data fissata per il rendez vous con il Pdl è fissata per mercoledì. Letta si recherà di mattina alle 9.30 al Senato mentre alle 16 sarà atteso alla Camera. Il ministro Franceschini ha tenuto a precisare che il premier farà delle comunicazioni alla Camera a partire dalle ore 16 ma il voto di fiducia non è scontato. “Dipenderà – spiega – da come finirà il dibattito”. Il risultato finale di un eventuale voto di fiducia sulle mozioni, qualora fosse presentate nel corso del dibattito a Montecitorio, dovrebbe arrivare intorno alle 22. Nel pomeriggio di lunedì Letta, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi, ha ricevuto la telefonata della cancelliera Angela Merkel che ha ribadito al premier “l’auspicio per la stabilità politica” dell’Italia e per “la continuità nell’azione di Governo”.
Napolitano, poco prima, parlando della situazione rifiuti a Napoli aveva fatto un cenno pure alla politica nazionale: “E’ questa un’altra delle situazioni che richiederebbero stabilità e continuità nella direzione politica del Paese e nel funzionamento delle istituzioni parlamentari”.
La giornata per Letta è decisamente intensa: dopo l’incontro con Napolitano, infatti, sarà ospite in collegamento della prima puntata della nuova stagione di Che tempo che fa. Prima di salire al Quirinale, invece ha ricevuto una “lunga e cordiale telefonata di incoraggiamento” da parte del presidente francese, Francois Hollande e – mentre Napolitano partiva da Napoli su un treno di Italo per rientrare a Roma – si è recato come da programma all’Auditorium di via della Conciliazione per partecipare all’apertura di Religioni e culture in dialogo, manifestazione di tre giorni organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio.
A Letta è stata riservata un’accoglienza calorosa, con un lungo applauso della platea e con parole dense di significato da parte del fondatore della Comunità, Andrea Riccardi: per lui “Enrico Letta in pochi mesi di governo ha mostrato il senso concreto e coraggioso di una politica come responsabilità” e se lo dice un ex ministro del governo Monti, che ha partecipato pure alla genesi di Scelta civica, le parole pesano.
“Drammatizzare è tanto pericoloso per i nostri Paesi, anche se elettoralmente sembra redditizio – aveva ammonito Riccardi poco prima -. In alcuni nostri Paesi, talvolta purtroppo anche il mio, quel che è davvero drammatico è non prendere sul serio il vero dramma della vita e del grande mondo“. Chi, insomma, in queste ore ha alzato a dismisura la temperatura dello scontro, secondo lo storico ha sbagliato completamente obiettivo e rischia di fare danni al Paese.
Letta, da parte sua, fa il suo discorso programmato, parla di “spirito di Assisi” e della Siria (“Siamo stati a un passo dalla tragedia, ma le parole di speranza hanno prevalso”), si rivolge in modo fraterno e amichevole a Riccardi, ma non rinuncia a una battuta sulla situazione di queste ultime ore, condita da un sorriso amaro: “Noi ce la metteremo tutta, perché siamo determinati, ma lasciatemi dire che se vi scapperà qualche preghiera, in questi giorni, per l’Italia, sarà gradita…“.
Letta a Che Tempo Che fa – Dopo l’incontro con Napolitano al Quirinale, il premier Enrico Letta è intervenuto in collegamento video con il programma Che Tempo Che Fa. A Fabio Fazio ha rivelato quanto deciso di concerto con il presidente della Repubblica. “Abbiamo valutato una situazione molto complessa e si è deciso che bisogna andare in Parlamento, mercoledì probabilmente – risponde il premier – e lì ognuno si assumerà le proprie responsabilità con la massima trasparenza. Chiederemo la fiducia sia al Senato che alla Camera”. Sul futuro il premier non fa previsioni: “Ne è successa una al giorno, non so dire cosa succederà nei prossimi tre giorni: non ho intenzione di governare a tutti i costi, sono stato chiaro. La fiducia la chiederò non per tre giorni ma per andare avanti”.
Letta non enuncia quali saranno i punti sui quali chiederà la fiducia questo mercoledì in Parlamento. Sicuramente, annuncia Letta, con “il Porcellum non si può e non si deve votare. Spero che passando la fiducia mercoledì ci siano le condizioni per poter cambiare la legge elettorale”. Il capo del governo ha poi rimarcato che non vuole fare la fine del Re Travicello “se non ci sono le condizioni per governare non lo farò a tutti i costi”. Attacca Grillo tra i “colpevoli” della nascita del governo delle larghe intese. “Per due mesi noi del Pd abbiamo cercato una maggioranza senza il Pdl, con Grillo non c’è stato nessun contatto, oggi è facile per lui sparare a zero su tutto, la sua forza politica non vuole fare intese con nessuno. Dopo due mesi così si è finiti a fare la grande coalizione”. Infine chiude con una battuta sull’Iva. “Il primo aumento dell’Iva l’ha fatto il governo Berlusconi – sottolinea Letta – nel 2011, il governo Monti invece di fare il blocco ha fatto una parte di aumento e poi ha postposto il resto. L’aumento dell’Iva è già nei conti poi se il presidente del Consiglio ottiene da parte di un terzo dei parlamentari che sostengono la maggioranza le lettere di dimissioni, il governo non è più in grado di assumere decisioni che poi devono essere ratificate in Parlamento, per questo si è bloccato tutto”.