Scontro tra Governo e Atlantia: stallo o possibili sviluppi?

Pubblicato il 6 Ottobre 2020 alle 16:58 Autore: Mariabenedetta Guastellini

È scaduto il 30 settembre l’ultimatum del Governo ad Atlantia, la holding della famiglia Benetton, relativamente alla questione della concessione autostradale, tuttavia la partita è ancora aperta. Dopo l’ultimo consiglio di amministrazione di Atlantia, la società aveva comunicato al Governo il parere favorevole alla cessione di ASPI a Cassa Depositi e Prestiti mediante un’operazione di mercato a tutela di azionisti e obbligazionisti, a condizione che venisse meno la manleva. I Benetton chiedono che la responsabilità del crollo del Ponte Morandi gravi sulla nuova proprietà e non più su Autostrade. Tale posizione è fortemente criticata dal Comitato delle Vittime del Ponte Morandi e soprattutto dal Governo, che minaccia nuovamente la revoca, non accettando che la responsabilità di Autostrade gravi su CDP, una società quasi interamente controllata dal Ministero dell’Economia.

Nel pomeriggio del 1° ottobre il titolo di Atlantia viene sospeso per eccesso di ribasso, per poi chiudere a -2,16%. Il repentino crollo del titolo è stato dovuto alle dichiarazioni del Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, e della Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, che hanno parlato di una probabile futura revoca e la risposta da parte dei vertici di Atlantia non ha tardato ad arrivare.

Dopo le parole dei Ministri la famiglia Benetton ha presentato alla CONSOB un esposto, inviato anche alla Commissione Europea, e si è difesa dalle accuse del Governo, che sostiene che la società non abbia rispettato quanto deciso nell’accordo del 14 luglio scorso.

L’accordo consisteva nell’ingresso di CDP al 51% nel capitale della società e nel progressivo abbassamento della quota di Atlantia al 10%, per poi procedere con l’uscita definitiva della famiglia Benetton dalla gestione della società e l’ingresso nel capitale di nuovi soci graditi dallo Stato. Mentre l’Esecutivo pensa che questa proposta sia una valida operazione di mercato, Atlantia sostiene tutto il contrario e propone due alternative: la società chiede che il prezzo di cessione sia fissato prima o mediante la creazione di un nuovo soggetto giuridico da quotare presto in Borsa dopo l’uscita di Atlantia da ASPI oppure attraverso un’operazione competitiva di vendita dell’intera quota, alla quale la stessa CDP può partecipare.

Il Governo rifiuta per due motivi: intende ridurre le tariffe e soprattutto considera che sia opportuna l’uscita immediata della famiglia Benetton dalla gestione di ASPI, non avendo intenzione di contrattare con chi è ritenuto il colpevole del crollo del Ponte Morandi.

Nel frattempo, mentre Atlantia ha inviato una lettera a possibili investitori con l’intenzione di avviare una nuova «data room», a manifestare interesse sono stati fondi d’investimento stranieri e diverse società, tra cui il Gruppo Telepass e ASTM, del gruppo Gavio, il secondo operatore in Italia per numero di chilometri gestiti. Fino al 16 dicembre si potranno presentare le offerte, ma la scadenza imposta dall’Esecutivo per un accordo definitivo è molto più vicina. Il Governo ha concesso ulteriori dieci giorni alla società e a breve sarà convocato un Consiglio di Ministri. Qualora non si giunga a un accordo condiviso dalle parti, l’unica soluzione per Palazzo Chigi è la revoca, le cui conseguenze sono la perdita di diverse migliaia di posti di lavoro ed effetti a dir poco rilevanti nel mercato borsistico europeo.