Dimissioni dei parlamentari rientrate (anche se non sono mai state efficaci), dimissioni dei ministri confermate: le ha volute Silvio Berlusconi e le chiede ancora, come ultimo atto di governo. Perché – sono parole sue, durante l’assemblea con tutti i suoi parlamentari – l’esperienza di governo del Pdl è finita. E, per il Cavaliere, in sette giorni si devono approvare i provvedimenti normativi economici (conversione decreto Imu, legge di stabilità, norme su Iva), ma poi si deve tornare a votare.
I MINISTRI SCONTENTI: “PESSIMA IDEA LASCIARE IL GOVERNO”
Il pomeriggio caldo dei ministri e dirigenti Pdl scontenti è iniziato alle 17, con un incontro nello studio che Alfano ancora occupa a Palazzo Chigi: il vicepresidente del Consiglio – che prima aveva parlato un’ora con Berlusconi – si sarebbe confrontato con Lorenzin, Quagliariello e Cicchitto, cui si sarebbero aggiunti Lupi e Nunzia De Girolamo. L’incontro sarebbe finito verso le 17 e 30, poi i ministri dimissionari si sono recati a Montecitorio per partecipare all’incontro dei parlamentari del Pdl con Silvio Berlusconi.
Lì la (ex?) compagine pidiellina del governo ha probabilmente ripetuto a Berlusconi, davanti a tutti i parlamentari del partito, quello che aveva già detto a ora di pranzo: lasciare l’esecutivo ”è stata una pessima idea”. E se il Cavaliere certamente non ha gradito le loro dichiarazioni alla stampa (ma, c’è da supporre, anche quelle di esponenti di primo piano come Cicchitto), loro non hanno nascosto la loro irritazione nei confronti dei “falchi” del Pdl, accusati di essere “cattivi consiglieri, con una visione alterata della realtà”.
Lo scenario di una crisi di governo, infatti, secondo i ministri dimissionari sarebbe dannoso per il paese, ma anche per il centrodestra e persino per Berlusconi: l’assenza dal governo di ministri Pdl non sarebbe più garanzia di attuazione del programma del partito, mentre non ci sarebbe alcuno spazio per un voto in autunno, per i “difetti” della legge elettorale e per l’assoluta indisponibilità di Napolitano a sciogliere le Camere in tempi brevi.
BERLUSCONI ALLA RIUNIONE: “I PANNI SPORCHI SI LAVANO IN CASA”
Alla riunione con deputati e senatori, Berlusconi avrebbe rivolto un invito (quasi “estremo”) all’unità: “basta divisioni!” avrebbe detto, scatenando l’applauso dei presenti, compreso – assicura chi c’era – il segretario e vicepremier Alfano. Berlusconi si sarebbe completamente intestato la paternità della scelta di far dimettere i ministri: “Ho deciso da solo nella notte perché gli italiani non capivano come facevamo a stare al governo con la sinistra se i nostri deputati si erano dimessi“). E sulle reazioni: “I panni sporchi si lavano in casa. Quel che hanno fatto i ministri lo hanno fatto in buona fede ma abbiamo chiarito tutto“.
Ha rinnovato la sua professione di contribuente fedele (“A costo di avere contro i colleghi che evadevano”) e se l’è presa con l’uso politico della giustizia e con l’azione di Magistratura Democratica (“Un’associazione prevalentemente segreta”); per lui la retroattività della legge Severino è stata perseguita “per allontanarmi dalla vita politica”. Sul timore di perdita di consensi esposto dai ministri Pdl: “Forse hanno ragione, ma ormai tutto è superato e lo spiegheremo ai cittadini italiani”, spiegando anche che la linea del governo Letta era “minimalista e rinunciataria”.
Per Berlusconi la ricetta ora è semplice: “Per il bene del Paese assicuriamo che in una settimana votiamo la cancellazione della seconda rata Imu, la legge di stabilità, purché non aumenti la pressione fiscale, la cancellazione dell’Iva e poi torniamo al voto e vinciamo“. Contrarietà assoluta, invece a “governicchi che si reggono con transfughi e traditori“; sarebbero state chieste le dimissioni anche ai sottosegretari, mentre sulle dimissioni dei parlamentari (“Il più bel regalo di compleanno che mi avete fatto”) ci sarebbe una sorta di “marcia indietro”, considerato pure che per le Camere non avevano valore.
CICCHITTO: PER FARE QUELLO CHE VUOLE SILVIO, DOBBIAMO STARE AL GOVERNO
Finito l’intervento di Berlusconi (40 minuti) Fabrizio Cicchitto avrebbe chiesto un dibattito: “Mi è stato cortesemente detto di no da Schifani e Brunetta” lamenta poi. Anche perché, secondo lui, “Per fare quello che il presidente Berlusconi ha proposto, votare una serie di decreti in una settimana, sarebbe stato opportuno chiedere il ritiro delle dimissioni dei ministri. Altrimenti dobbiamo votare la fiducia a Letta“. Ma per Berlusconi non c’è dubbio: “La nostra esperienza di governo è finita“. E per M.Stella Gelmini il futuro è con Berlusconi in Forza Italia: “Chi ci vuol male rimarrà deluso” scrive su Twitter.
“C’è una dialettica parlamentare e politica da portare avanti e il campo andava sgombrato dalle dimissioni – ha precisato Cicchitto a SkyNews24 -. Non potevamo restare imbalsamati. Ho chiesto un dibattito e un approfondimento e, cortesemente, mi è stato detto che e’ rinviato ad altra occasione. Non e’ Letta che deve rispondere, siamo noi che dobbiamo approfondire alcuni aspetti del nostro comportamemto verso il governo e poi Letta risponderà”. E sulle incertezze che restano: “Se non si sciolgono i nodi politici quella di oggi e’ una decisione che rimane appesa. Nel Pdl non c’e’ smottamnto ma il chiarimento e’ stato solo sfiorato”.
LE IPOTESI DI ROTONDI, I TIMORI DEL PPE
Nel frattempo Gianfranco Rotondi, sempre molto informato (a suo dire), a Un giorno da pecora aveva dato la sua personalissima interpretazione dell’espressione “diversamente berlusconiano” coniata da Alfano. “Prima il berlusconismo si declinava in Forza Italia con alcuni alleati – ha snocciolato ai microfoni -. Poi c’è stato il PdL che ha riunito tutti sotto la stessa insegna, ma anche questo non ha funzionato. Dunque, Alfano voleva dire che possiamo essere tutti berlusconiani avendo ognuno un partito diverso, intestandosi ognuno un autonomia rispetto alla Forza Italia che si sta disegnando”. Il che, per Rotondi vorrebbe dire che il berlusconismo di Alfano passerà attraverso la costituzione di un suo partito.
Preoccupazioni per la situazione innescata dal Pdl arrivano però dal Ppe e a riportarle è Franco Frattini, tra i primi a lasciare il Pdl: “Il Ppe attende gli sviluppi e in ogni caso si augura che la stabilità dell’Italia prevalga. Ma evidentemente si guarda con grande preoccupazione all’ipotesi di un’ipotesi di una crisi al buio. L’idea di un’Italia che torna in una campagna elettorale che potrebbe durare alcuni mesi preoccupa molto per le ripercussioni sui mercati, non soltanto sull’Italia. E’ chiaro che l’effetto domino di una crisi italiana potrebbe essere un effetto domino preoccupante“.