Lotta per Alitalia
Dopo la Telecom, anche il destino di Alitalia sembra ormai segnato, con la compagnia franco-olandese Air France-KLM pronta a prendere il controllo della compagnia di bandiera del Bel Paese.
I piani della compagnia transalpina sono noti: scommettere sul progressivo degrado di Alitalia per poterla acquisire a prezzo di saldo e trasformarla in una controllata regionale da utilizzare come cinghia di trasmissione per l’hub di Parigi, a quel punto unico motore per i voli intercontinentali.
Questo piano di ristrutturazione comporterebbe una profonda cura dimagrante tanto per la flotta quanto per il personale di terra della compagnia italiana, che si ritroverebbe declassata nei cieli mondiali da vettore indipendente a mero vettore di servizio di un’altra compagnia.
Ed è proprio contro questo piano che il vasto e variegato azionariato italiano che controlla il portafoglio di Alitalia sta in qualche modo combattendo: il recente, combattutissimo, consiglio di amministrazione riunito per la valutazione dei conti della semestrale di cassa e dell’aumento di capitale così necessario per impedire il totale collasso della compagnia, ha visto infatti i francesi votare sistematicamente contro le proposte della dirigenza dell’azienda, proprio a partire dal piano industriale proposto dal nuovo amministratore delegato Del Torchio.
Tale piano prevede tra l’altro un rafforzamento della compagnia proprio sulle rotte internazionali, e va quindi doppiamente contro le mire di Air France, da un lato perché potrebbe dare un po’ di ossigeno alla compagnia italiana, rendendola forse meno asfittica e meno svendibile, e dall’altro perché si pone in diretto contrasto con i progetti che i francesi hanno per la nostra compagnia di bandiera.
Dopo sette ore di battaglie, l’azionariato italiano ha avuto la meglio, votando per la sottoscrizione di cinquantacinque milioni di euro di inoptato ed un aumento di capitale di ulteriori cento milioni. Se tuttavia si può dire che Air France non ha vinto questo round della sua marcia di avvicinamento al controllo – alle sue condizioni – di Alitalia, nemmeno si può dire che abbia perso: un conto, infatti, è una dichiarazioni di intenti espressa dal consiglio di amministrazione, un altro è la sua attuazione.
La risoluzione ufficiale del consiglio di amministrazione consiste infatti in una verifica sulle disponibilità finanziarie per sostenere l’aumento di capitale, da concludersi il 3 ottobre, e solo se questa verifica avrà esito positivo il 14 di ottobre verrà effettivamente deliberato l’aumento di capitale.
Secondo alcune indiscrezioni, un complesso di istituzioni bancarie e assicurative è disposto a garantire da subito il valore dell’inoptato e potrebbe concedere prestiti per un totale che si aggirerebbe intorno ai trecento milioni di euro, indicativamente andando ad appianare le perdite contratte da Alitalia nei primi sei mesi dell’anno – peggior passivo da quando la compagnia ha la sua attuale struttura. Solo con una simile iniezione di liquidità il piano industriale di Del Torchio potrà prendere il via.
Non partecipando alla ricapitalizzazione di Alitalia, Air France vedrà scendere, in caso di buon esito dell’operazione, la propria percentuale di controllo della compagnia italiana, attualmente attestata al 25%. Questo renderà più difficile per i francesi optare per una strategia di attacco frontale nella guerra per l’acquisizione della compagnia, è chiaro che si tratta solo di una dilazione.
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