Anche la Confindustria si schiera contro la crisi di governo. Secondo il centro studi degli industriali,la crisi politica non può che peggiorare la già delicata situazione economica del Paese. Le ripercussioni potrebbero protrarsi fino al 2015 “con un effetto negativo sul Pil pari a -0,9%”.
Secondo gli industriali, dunque, “una nuova ondata di instabilità parlamentare peggiorerebbe nettamente lo scenario economico dell’Italia: -1,8% il Pil nel 2013 e -0,3% nel 2014, contro il -1,6% e il +0,7% previsti meno di un mese fa”. Cifre che ci dicono chiaramente che se salta il governo l’Italia rischia la recessione anche nel biennio 2014-2015.
È proprio questo aspetto che il centro studi evidenzia:“Gli interessi della politica rischiano di gelare sul nascere il lento recupero dell’economia. Mentre bisognerebbe fare di tutto per consolidarlo e accelerarlo”.
È lo stesso presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, a rimarcare gli effetti negativi di un’eventuale crisi dell’esecutivo: “Per lo sviluppo del Paese serve una seria politica industriale che si può realizzare soltanto in presenza di una stabilità del quadro politico”.
Il leader degli industriali ha inoltre espresso seria preoccupazione per la crisi di questi giorni e ha aggiunto che “bisogna veramente mettere mano ai problemi dell’economia reale”.
Come se non bastasse, sempre secondo il Centro studi di Confindustria, la nuova ondata di instabilità parlamentare comporterebbe anche una nuova contrazione del mercato del lavoro: nel 2015 infatti l’occupazione risulterebbe più bassa di 260mila unità.
Ve però evidenziata una differenza sostanziale rispetto all’autunno del 2011, momento caratterizzato da una situazione economica talmente grave da aver avvicinato il paese al default, costringendo alle dimissioni l’allora premier Silvio Berlusconi.
Oggi i conti pubblici sono in ordine: il rapporto deficit/PIL rispetta i limiti europei, l’Italia è uscita dalla procedura di infrazione e l’avanzo primario è del 2,4% del PIL (4,9% in termini strutturali). Sono conti pubblici tra i migliori all’interno dell’Eurozona.
Conti conquistati dagli italiani con grandi sacrifici e grazie agli obiettivi fissati e alle misure adottate dagli ultimi due esecutivi. Il prolungamento della recessione metterebbe in forse queste conquiste, pur non compromettendole.