Giuliano Gemma, addio al cow-boy più fascinoso d’Italia
Non è stato un colpo di pistola sparato nel vecchio West ricostruito in perfetti luoghi italiani a spegnere la sua vita, ma un drammatico incidente d’auto a Cerveteri, scontrandosi con un’altra vettura. Così se n’è andato Giuliano Gemma, 75 anni, una delle icone del cinema italiano, ben noto anche per i suoi ruoli televisivi cui si era prestato sempre di più negli ultimi anni. L’attore è morto all’ospedale di Civitavecchia; nel frontale sono rimasti feriti anche un altro uomo e il figlio.
Oltre cento pellicole all’attivo, Giuliano Gemma – due matrimoni e due figlie – si era conquistato di diritto un posto di riguardo nel cuore dei cultori del filone degli spaghetti-western (e delle donne che ne apprezzavano l’aspetto nei panni del cow-boy): titoli come Una pistola per Ringo e Il ritorno di Ringo di Duccio Tessari (ma anche Arizona Colt di Michele Lupo e Adiòs Gringo di Giorgio Stegani) hanno reso indimenticabile una carriera iniziata come cascatore e proseguita con incursioni fortunate nel genere peplum e mitologico (su tutti, la parte di un centurione in Ben Hur e la partecipazione a Maciste, l’eroe più grande del mondo).
Aveva lavorato con registi di valore, da Dino Risi a Luchino Visconti (fu un generale garibaldino nel Gattopardo), fino a Sergio Corbucci e allo stesso Tessari, fino a incrociare persino il mito di Bud Spencer (quella volta senza Terence Hill) in Anche gli angeli mangiano fagioli.
La successiva svolta verso pellicole più impegnate (Il deserto dei Tartari, Il prefetto di ferro e Un uomo in ginocchio), la collaborazione con Dario Argento e Mario Monicelli e la pagina più recente – quella delle fiction televisive, da Il capitano a Butta la luna – non avevano cancellato la fama legata ai ruoli del West, come in tanti ancora lo ricordavano. C’è da giurarlo, quel viso scolpito e la voce profonda e ispirata non se ne andranno dalla memoria tanto facilmente.