“Giù la testa”, il dramma camaleontico del Cavaliere

Pubblicato il 3 Ottobre 2013 alle 13:06 Autore: Giovanni Orazio Marotta

Alzi la mano chi ci ha capito realmente qualcosa. L’atteggiamento camaleontico del Cavaliere di questi ultimi giorni ha fatto pensare alle solite strategie lungimiranti ad personam degli ultimi vent’anni. Ma questa volta nonostante gli sforzi nessuno è riuscito a ritrovare il bandolo della matassa.

Un atteggiamento, quello di Berlusconi, talmente camaleontico da ricordare quello di uno dei personaggi del film capolavoro di Sergio Leone “Giù la testa”, seppur con una morale di fondo assolutamente rovesciata. Senza entrare troppo nel merito di un ricordo assolutamente personale, è vero però che osservando ieri il Cavaliere in Parlamento l’impressione era quella di un uomo con indosso la maschera del personaggio devastato nel morale e nell’orgoglio, con la testa tenuta sempre giù.

Se però nel film-capolavoro di Leone il tenere ironicamente “giù la testa” era espressione di una volontà di sacrificio per il fine della rivoluzione, questa volta il sacrificio non c’è, o per lo meno la finalità non è collettiva ma “ad personam”, coerenza al personaggio che il Cavaliere ha interpretato in questi lunghi anni, unica coerenza in una giornata, quella di ieri, segnata da rapidi cambiamenti di prospettiva.

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Cerchiamo di capirci qualcosa. Gli analisti-giornalisti del centrodestra applaudono il Cavaliere, reo di aver operato una mossa da scacchista consumato e aver messo in scacco il centrosinistra. Ma proviamo a capirne i motivi. A sostenere questa tesi del “colpo di coda che ha spiazzato tutti” è Guzzanti, il quale sostiene che il Cavaliere ha così dato al paese l’immagine del leader decisivo, del leader che tiene le sorti del paese in bilico, e alla fine ha deciso per la salvezza collettiva.

Questo il disegno tracciato da Guzzanti, un disegno che premierebbe a suo dire l’immagine del cavaliere in vista delle prossime elezioni, perchè se non lo avete ancora capito “siamo già in campagna elettorale”.

L‘analisi che traspare invece dalla maggioranza dei quotidiani in edicola oggi è quella di un partito spaccato, di un leader che non è più leader, e di correnti pronte a rivoluzionare la creatura concepita dallo stesso Cavaliere nel 1994. Una catastrofe nata all’interno del Pdl e che rischia di divorare il suo stesso fondatore.

Due visioni agli antipodi, intervallate da chi vede nella vicenda del dell’ex premier un teatrino montato per nascondere la realtà (primo fra tutti l’aumento dell’Iva passato in secondo piano), e da chi ha visto un estremo e disperato tentativo di ricatto con il solo scopo di guadagnare in chiave “processo” nell’imminente ricorso alla consulta preparato dai legali del Cavaliere.

Uno scenario camaleontico insomma, una “commedia italiana senza fine” come l’ha ribattezzata Roccuzzo sul Fatto Quotidiano. E in attesa di conoscere l’epilogo non sappiamo nemmeno se piangere o ridere.