“Prima l’Italia”, il centro tendente a sinistra finirà a destra con Alemanno?
Nuovo centrodestra cercasi. Almeno secondo Gianni Alemanno, che il 13 ottobre si prepara a un’uscita pubblica (al cinema Adriano) con il suo nuovo movimento.
Lui lo ha battezzato Prima l’Italia, “per contribuire a costruire una nuova grande alleanza, nazionale e popolare, per salvare l’Italia”.
Per l’ex sindaco di Roma, soprattutto dopo l’esito del voto di fiducia di ieri a Letta, è necessario “un nuovo centrodestra articolato su più partiti: solo così riusciremo a creare un’unità fondata sul rispetto di tutte le anime del nostro schieramento e su un metodo decisionale trasparente e democratico”. La via maestra, secondo Alemanno, è “la rinascita di un partito che raccolga l’eredità di Alleanza Nazionale”.
E’ per lo meno curioso, tuttavia, che per ripartire con la sua attività politica, l’ex inquilino del Campidoglio scelga di partire proprio con quelle parole, “Prima l’Italia”. Lasciate perdere il fatto che, come simbolo, ha praticamente clonato e ruotato di 90 gradi l’idea grafica di Marco Follini, che nel 2006 aveva creato l’Italia di mezzo e l’aveva racchiusa tra due archi, uno verde e uno rosso.
Il problema, stavolta, è proprio nel nome. Già, perché “Prima l’Italia” è lo stesso slogan che Pierluigi Bersani aveva scelto nel 2012 (ma l’aveva usato anche prima) per le iniziative del Partito democratico verso le elezioni dell’anno successivo. Voler costruire un nuovo soggetto di centrodestra a partire da una frase usata fino a ieri dal centrosinistra (e con un esito nemmeno troppo felice) non sembra affatto una scelta indovinata.
La confusione, peraltro, non si ferma qui: lo stesso Bersani, infatti, non era stato il coniatore di quello stesso motto. “Prima l’Italia era lo slogan che la Democrazia cristiana aveva utilizzato nella sua campagna elettorale del 1992, alle ultime elezioni politiche cui abbia partecipato” ricorda oggi Pierluigi Castagnetti, tuttora segretario di ciò che resta dell’esperienza della Dc, l’associazione ‘I Popolari’ – ex Ppi. Lo stesso manifesto, per dire, che figura sulla copertina di I segretari della Dc e il progetto democratico cristiano, un volume stampato da Rubbettino nel 2011 e prefazionato proprio da Castagnetti.
Far diventare di centrodestra uno slogan nato al centro e scivolato a sinistra non sembra un’impresa facile, nemmeno di questi tempi in cui i segni distintivi dei partiti badano più al marketing che alla sostanza. E’ quasi più coerente, a questo punto, il novarese Luigi Torriani, coinvolto in una delle tante (troppe?) esperienze che ritengono di poter riportare in vita la Dc storica, e che proprio in questi giorni ha fatto affiggere nella sua città una rilettura del manifesto di vent’anni prima, aggiornato al 2013. “La Dc è sempre nel cuore di moltissimi italiani – dice – e ora più che mai è viva e vegeta”. Ammesso che Alemanno non le sfili lo slogan.