Cain 24%
Romney 20%
Gingrich 12%
Perry 10%
Paul 9%
Bachmann 3%
Santorum 3%
Huntsman 0%
Questi sono i dati dell’ultimo sondaggio nazionale – effettuato dall’emittente Fox News – sulle Primarie dei Repubblicani Americani. Come si può notare, salta subito all’occhio un dato non da poco, ovvero il fatto che Herman Cain sia balzato in testa nella competizione, superando l’ex Governatore del Massacchussetts Mitt Romney, nonchè la marginalizzazione di Rick Perry, che sembrava essere diventato il front-runner di Romney.
Ma adesso, analizziamo un po’ meglio la situazione dei candidati in questo sondaggio.
Herman Cain sembra lanciatissimo: vicino al Tea Party (che sembra in gran parte sostenerlo), ma senza farne parte, considerato dai suoi rivali traballante in materia di Esteri e Difesa, non può dirsi lo stesso sul tema economico, visto che ha guidato aziende del calibro di Burger King e Godfather Pizza, esperienze che, in un momento di crisi economica, sembra stiano pesando seriamente in suo favore nel consenso dei cittadini Statunitensi. La sua proposta del 9-9-9 (9% di tassazione sul reddito, 9% di tassazione sulle vendite, 9% di tasse sulle aziende) è stata lanciata in maniera molto forte dal suo staff ed al momento sta facendo avere i suoi frutti. Insomma, se la campagna del buisnessman della Georgia sembrava essere iniziata sottotono, adesso non può certo dirsi lo stesso: e se Herman Cain dovesse vincere in Iowa (dove al momento i sondaggi lo danno in testa), allora potrebbe dimostrare che questo suo consenso non è un fatto passeggero, ma qualcosa di concreto.
[ad]Mitt Romney, partito con l’incombenza di essere il favorito delle Primarie, è un Conservatore Mormone del Massachusetts, partito da un bacino di consenso molto ampio ma, al tempo stesso, molto fragile. Infatti, prima la candidatura del Governatore del Texas Rick Perry, poi l’exploit di Herman Cain, hanno decisamente ridimensionato il consenso di un candidato che forse paga un po’ troppo l’essere quello che si sbilancia di meno. Tuttavia, questo suo atteggiamento può a lungo termine dimostrarsi vincente, visto che la politica dei toni forti e degli annunci ha il difetto, talvolta, di durare poco. Inoltre, è il caso di dire, che al momento a livello di Stati vinti, Romney sembra ancora in testa, ma questo dato, in genere, cambia molto repentinamente con lo svolgimento delle Primarie.
Rick Perry sembrava poter sorpassare Romney, ma il suo momento di gloria è durato molto poco, ed ora è relegato intorno al 10%, secondo Fox addirittura sotto Newt Gingrich. Probabilmente i suoi toni troppo forti (basti pensare al duro attacco nei confronti di Romney all’ultimo faccia a faccia Repubblicano in cui lo accusava di aver assunto un clandestino come giardiniere) e la sua proposta di abbassare le tasse per i ceti più alti a discapito del ceto medio non sono piaciuti più di tanto. C’è però da dire che il suo consenso a livello territoriale rimane forte, in primis nel “suo” Texas, ma nel Sud più in generale.
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[ad]Ron Paul rimane una candidatura con un consenso tutto suo ma che difficilmente può andare oltre il 10%: il suo programma Libertario, anti-tasse ed anti-Fed rimane, inevitabilmente, un programma di nicchia.
Michelle Bachman è tra i principali candidati quella più conservatrice ed ha portato avanti la sua campagna con temi molto forti. Sembrava dover essere la front-runner di Cain, ma la discesa in campo di Perry ed il botto di Cain l’hanno penalizzata. Senza dimenticare, come detto, che i toni forti, spesso, portano vantaggi nel breve ma non nel lungo termine.
Verso le Presidenziali. Se i Repubblicani questa volta sembrano avere i numeri per battere Barack Obama, in realtà la loro situazione è meno semplice di quanto non sembri. In primis, ricordiamo che ogni analisi che viene fatta oggi può tranquillamente divenire presto obsoleta, visto che le Primarie dei Repubblicani avranno inizio a Gennaio e che il voto Presidenziale si terrà tra un anno. In secondo luogo, vi sono fattori che possono danneggiare i Repubblicani anche in un momento di scarsa popolarità di Obama: non dimentichiamo, infatti, che il candidato del GOP sembra destinato ad essere, con tutta probabilità, o un nero o un Mormone, ovvero due categorie che l’elettorato in questione non ha mai sostenuto più di tanto. Il tema del Presidente nero, sdoganato da Obama, forse tra i Repubblicani è infatti ancora un tabù, così come l’elettorato nero è storicamente più vicino ai Democratici che ai Repubblicani. C’è inoltre da dire che uno dei movimenti che sta segnando una svolta nell’area dei Repubblicani, ovvero il Tea Party, è composto quasi esclusivamente da bianchi, ma c’è anche da dire che il loro sostegno sembra stia andando alla grande verso Cain: potrebbe forse essere un avvisaglia che anche nel GOP questo tabù sta venendo meno. I Mormoni, invece, fuori dallo Utah (Stato in cui costituiscono una forte maggioranza) non sempre sono visti benissimo, ma è anche vero che Romney, nonostante la sua fede, è stato Governatore del Cattolico Massachusetts: anche qui bisogerebbe vedere quanto i Repubblicani saranno in grado di mobilitarsi.
Non sappiamo chi vincerà queste primarie, ma sicuramente ciò che il vincitore di queste dovrà fare sarà, in primis, il mobilitare il più possibile l’elettorato Repubblicano stesso, cosa che al momento non va data per scontata.