La rabbia della Biancofiore: “Perché Letta ha accettato soltanto le mie dimissioni?”
La rabbia della Biancofiore: “Perché Letta ha accettato soltanto le mie dimissioni?” 06/10/2013
La settimana più difficile della legislatura Letta è finita, ma le polemiche non sono rientrate del tutto.
Infatti ieri, in un’intervista al Messaggero, la deputata pidiellina Michaela Biancofiore ha denunciato lo sgarbo istituzionale subito – a suo dire – dal presidente del Consiglio, che ha accettato le dimissioni dell’ex sottosegretario per la PA e la semplificazione, presentate qualche settimana fa: “Sono furibonda, ma voglio verificare la notizia prima di commentare, a me nessuno ha comunicato alcunché ma sarebbe un incredibile autogol di Letta. Rifiuta le dimissioni di tutti i ministri e non le mie? Certo, questi non brillano per cortesia ed educazione, ma almeno una telefonata potevano farmela”.
Non è la prima polemica per la parlamentare di Bolzano, fedelissima berlusconiana e assidua frequentatrice del “cerchio magico” di Palazzo Grazioli. In un primo momento, la Biancofiore era stata assegnata al ministero delle Pari Opportunità, sempre in qualità di sottosegretario. Dopo 24 ore, però, aveva dovuto rinunciare a causa delle sue passate dichiarazioni sugli omosessuali considerate omofobe, puntualmente riprese dall’opinione pubblica.
Stamattina, il premier Letta ha spiegato a SkyTg24 di aver “accettato le dimissioni del sottosegretario Biancofiore perché dopo che i ministri le avevano ritirate, lei le ha mantenute. Quindi le ho accettate per far capire che sono cambiate le cose”.
La replica della coordinatrice Pdl dell’Alto Adige non si fa attendere: “Apprendo ancora una volta da un mezzo d’informazione nazionale che ha intervistato il premier Letta che le mie dimissioni sarebbero state accettate per una formalità. Posto che, come tutte le agenzie nazionali hanno battuto, i ministri non hanno ritirato le dimissioni ma sono state respinte dallo stesso Letta attendo intervento dal vice premier Alfano nonché segretario del mio partito, – spiega Biancofiore – affinché renda noto se trattasi di una epurazione frutto di una precisa scelta politica – di mobbing che nulla ha a che vedere, con tutta evidenza, con l’unità del partito da più parti evocata”.
Colpisce la chiamata in causa del vicepremier Angelino Alfano, “segretario del mio partito” (quale?). Dietro queste quattro parole si nasconde, forse, la caduta di Forza Italia, prima ancora del suo secondo battesimo elettorale? Il Popolo della Libertà esiste ancora?
Inoltre – come ha detto Letta – “le cose sono cambiate”, anche perché, dopo l’elezione di Simone Baldelli alla vicepresidenza della Camera in luogo della pasionaria Daniela Santanché, la manovra di palazzo degli alfaniani contro i berluscones è soltanto all’inizio.
Il centrodestra post-berlusconiano di Alfano sembra volersi liberare dalla morsa ventennale del Cavaliere, grazie anche all’appoggio interessato di Letta (Enrico). Ma il Caimano – questo è certo – venderà cara la propria pelle.
Fabrizio Neironi