Attilio Befera: “L’evasione fa parte della cultura italiana”
(07/10/2013) L’emittente Radio24 del Gruppo 24 Ore – che poi fa capo a Confindustria – non ospita soltanto il programma dell’impertinente duo Cruciani-Parenzo de La Zanzara. Infatti Giovanni Minoli – storico volto Rai – modera uno spazio mattutino di attualità, intervistando alcune tra le personalità più in vista in Italia del panorama politico ed economico.
Stamattina è stata la volta di Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate e presidente dell’odiatissima Equitalia. L’intervista di Minoli ha toccato svariati punti, dalla lotta all’evasione sino alla polemica sullo stipendio percepito dallo stesso Befera (304mila euro l’anno, al pari di un giudice della Cassazione).
Su quest’ultimo punto, il direttore dell’Agenzia ha chiarito: “Non mi sento ricco” e “ho due abitazioni, una a Roma e una in Abruzzo, la prima comprata con il 17% di sconto come tutti gli inquilini del palazzo”. Eppure lo stipendio che guadagna è superiore al compenso percepito dal presidente degli Stati Uniti.
Per quanto riguarda il tema evasione, Befera dimostra nuovamente la sua schiettezza: “Ci sono vari tipi di evasione, noi cerchiamo di combatterli tutti con la massima intensità – assicura il presidente di Equitalia –. In Italia bisogna pagare le imposte e se non ci fosse Equitalia non le pagherebbe nessuno. Che l’evasore sia un parassita della società è un dato di fatto”.
Ma l’attacco ai “parassiti” non finisce qui. L’evasione fiscale – secondo Befera – è un diffuso malcostume italiano: “Mi pare che qualcosa l’abbiamo recuperato, è stata abbattuta la forbice tra il reddito percepito e il reddito dichiarato. Ma l’evasione fa ancora parte della cultura italiana, bisogna cambiarla. Evadere non è furbizia, bisogna insegnarlo alle nuove generazioni. Siamo un Belpaese di evasori, speriamo di cambiare”.
E alla domanda postagli da Minoli sull’esistenza o meno dell’“evasione di sopravvivenza” – di fassiniana memoria –, il responsabile del fisco italiano risponde: “Penso di sì”.
Poi dice: “Con una minore pressione fiscale ci sarebbe meno evasione per carenze di liquidità” e parla della trattativa intavolata, a livello internazionale, con i cosiddetti paradisi fiscali “per recuperare i quattrini che sono all’estero”. Inoltre non si ferma l’avvio dell’operazione “Redditometro” che setaccerà le spese di circa 35 mila contribuenti italiani, effettuate nel 2013.
L’intervista si chiude con la fissazione di un obiettivo di fine mandato (l’incarico di Befera, infatti, si concluderà nel giugno 2014) “non tanto di gettito, ma mi piacerebbe avere inserito nella mente degli italiani che le imposte vanno pagate, per due ragioni, per pagare beni e servizi e soprattutto per ridistribuire il reddito”.
Quello del presidente dell’Agenzia del fisco italiano, per il momento, rimane soltanto una speranza.