(08/10/2013) Speciale Nordland, Solberg trova l’accordo di governo in Norvegia
Trasporti, economia, sociale, tasse, immigrazione: dopo giorni di colloqui, in Norvegia è stato siglato l’accordo di governo. L’esecutivo che guiderà il paese da qui al 2017 sarà formato dalla Destra e dal Partito del Progresso: un governo di minoranza che però potrà contare sull’appoggio esterno di un bel pezzo di Parlamento.
L’esecutivo è stato presentato ieri sera: dietro ai microfoni Erna Solberg, leader della Destra e primo ministro, e Siv Jensen, leader del Partito del Progresso. Due donne alla guida di uno dei paesi più ricchi dell’Europa, due donne a illustrare la piattaforma di governo, due donne una al fianco dell’altra: Erna Solberg in giacca blu, una veste nella quale i norvegesi si sono abituati a vederla; Siv Jensen alla sua destra, in abito scuro e smalto rosso.
Concorrenza e competitività, investimenti per il futuro, occupazione, istruzione, taglio delle tasse, risorse per la polizia e la sicurezza, leggi sull’immigrazione giuste ma rigorose, assistenza per gli anziani, infrastrutture finanziate con risorse del fondo petrolifero: con un tandem ritmato di dichiarazioni, Solberg e Jensen hanno elencato punto su punto gli obiettivi del governo. Obiettivi che, ha detto la premier, guardano lontano, oltre i quattro anni della legislatura. Qualche commentatore ha fatto notare che se si vuole cercare il grande assente, quell’assente è l’ambiente.
“È un accordo buono per entrambi” ha detto Jan Tore Sanner, numero due della Destra, commentando il documento di settantacinque pagine sottoscritto dai due partiti. “Gli elettori noteranno una serie di cambiamenti molto velocemente” ha dichiarato Erna Solberg. Siv Jensen ha ammesso che non c’è stato un accordo su ogni cosa (“non abbiamo ottenuto tutto ma abbiamo avuto molto di ciò che volevamo”) ma lei e il partito hanno ugualmente tanti motivi per essere soddisfatti: il Partito del Progresso – il più a destra nel panorama politico norvegese – per la prima volta nella sua storia entra a far parte di un governo.
A questo risultato c’è arrivato con Siv Jensen, carismatica leader che nel 2006 ha preso il posto di Carl Hagen, il quale era stato a capo del Partito del Progresso per la bellezza di ventotto anni. “Sono molto orgogliosa” ha dichiarato Jensen, “è un giorno storico”.
Siv Jensen ha portato i suoi nella stanza dei bottoni e ci è riuscita dopo una tornata elettorale nella quale il partito ha perso voti (dal 22,9 per cento del 2009 al 16,3 per cento dello scorso settembre) ma ha lo stesso vinto la partita più importante: entrare in un governo ed avere intorno a sé un quadro politico favorevole. Jensen infatti ha ottenuto ciò che voleva: condividere il timone dell’esecutivo con il partito della Destra e basta, senza la presenza del Partito Liberale e del Partito Popolare Cristiano.
I due partiti centristi si sono sfilati più o meno una settimana fa, con la promessa di dare l’appoggio esterno – in cambio hanno spuntato una serie di impegni su punti a loro graditi. L’esito della prima parte dei negoziati non ha sorpreso ma ha avuto lo stesso una valenza politica da non ignorare: Erna Solberg ha tentato fino all’ultimo di costruire un governo a quattro e non c’è riuscita.
Per un nuovo governo che nasce, una vecchia coalizione va in frantumi. E anche qui c’è poco da stupirsi. Il Partito di Centro, che ha governato otto anni insieme a Laburisti e al Partito della Sinistra Socialista, ha annunciato di essere pronto a collaborare con il neonato esecutivo di centrodestra per provare ad ottenere molte di quelle cose che nella precedente esperienza di governo non è riuscito ad avere.
Un esempio: leggi più severe sull’accattonaggio, tema molto dibattuto in Norvegia. “Faremo un’opposizione costruttiva” ha spiegato nel corso del fine settimana la leader Liv Signe Navarsete, “cercando di avere un’influenza sulle decisioni”. Un’apertura che Solberg ha accolto molto bene, un’apertura che le assicura una sponda su cui appoggiarsi nel caso in cui Partito Liberale e Partito Cristiano Popolare dovessero non gradire alcuni provvedimenti del governo.