Le murder ballad di Bruno Vespa

Pubblicato il 31 Ottobre 2011 alle 09:00 Autore: Matteo Patané
bruno vespa

[ad]Si potrebbe ritenere che questa discrasia di obiettivi tra musica e televisione sia insita nel mezzo di comunicazione stesso: la musica è giusto che crei dei manifesti, ma il compito di un programma di approfondimento dovrebbe essere proprio quello di andare al di là dell’immagine e capire i retroscena anche degli eventi più terribili.
Se i risultati sono questi, è però evidente che vi debba essere un problema. Ma poiché non sarebbe per nulla auspicabile un mondo senza profiler o criminologi, che tanti delitti hanno risolto e tanti di più con le loro abilità e le loro specializzazioni riescono a prevenirne, il problema deve risiedere proprio nella modalità di esposizione mediatica. Ed in particolare, nella continua ricorsa all’audience che si realizza nella messa in mostra del privato, nella confusione di visioni frammentarie che lasciano allo spettatore un quadro incompleto e confuso, nei toni forzatamente alti di dibattiti tra persone poco competenti, nelle scenografie ad effetto. Una trasmissione di psicologia criminale di stile minimalista alla guisa di Report sicuramente farebbe molta più chiarezza nella mente dei cittadini rispetto ad un qualsiasi Porta a Porta, ma non avrebbe lo stesso successo e nemmeno la medesima sponsorizzazione dal mondo della politica.
Perché molte, troppe responsabilità, dirette e indirette, ricadono proprio sulla politica, da scelte economiche che costringono la TV pubblica ad un progressivo abbassamento del livello delle trasmissioni per ritagliarsi audience, a precisi indirizzi politici che vogliono una cittadinanza confusa, addormentata ma soprattutto spaventata. Che abbia da discutere il giorno dopo su temi di second’ordine ma che non sia sicura nel vivere la propria vita.

E allora, per ricordare cosa sia la morte, per rendersi conto di quanto futili possano essere i motivi per uccidere, per ricordarci cosa è giusto e sbagliato, meglio accendere un computer, aprire YouTube e lasciarsi catturare dalla voce cavernosa di Nick Cave nel suo valzer mortale con Kylie Minogue…

Nick Cave & The Bad Seeds ft. Kylie Minogue - Where The Wild Roses Grow (Official HD Video)
1: Sufjan Stevens – John Wayne Gacy, Jr. – 2005
2: Bob Dylan – Stack-A-Lee – 1993
3: Okkervil River – Westfall – 2002
4: Wilco – Bull Black Nova – 2009
5: Peter Gabriel – Family Snapshot – 1980

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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