L’8 ottobre 1967 è una triste data per il popolo di Cuba, poiché quel giorno fu ferito e catturato in combattimento in Bolivia il comandante Ernesto Che Guevara, ucciso il giorno successivo presso una scuola della città di La Higuera. Nonostante la morte fisica, il Che è diventato un simbolo grazie al suo esempio rivoluzionario, antimperialista e internazionalista: “Una pietra miliare internazionale” presente soprattutto nell’America Latina, come sostenuto recentemente da suo fratello Juan Martín.
Questi ha aggiunto che il progetto del Che non è ancora completato: infatti, è necessario che il popolo latino rimanga unito per affrontare il nemico che tenta di dividerlo. Oltre a Juan Martín Guevara, come accade ormai da quarantasei anni, anche dei numerosi ammiratori del Che provenienti da diverse parti del mondo si sono recati a La Higuera per commemorare l’anniversario della sua morte.
Dopo il successo della Rivoluzione cubana, egli assunse un ruolo nel nuovo governo di Cuba, facendosi apprezzare anche dai suoi rivali per la sua determinazione a realizzare ciò che per lui era un dovere sacro, ovvero lottare fino alla fine contro l’imperialismo dovunque fosse. E accadde proprio così.
Infatti, l’8 ottobre 1967 presso il villaggio boliviano di La Higuera, dopo essere stato catturato assieme ad altri guerriglieri dall’esercito locale, fu assassinato per ordine del capo del governo della Bolivia, René Barrientos, nel pomeriggio del giorno successivo ma l’annuncio della morte del Che fu dato soltanto l’11 ottobre, mentre il 15 Fidel Castro proclamò a Cuba tre giorni di lutto nazionale.
Nato in una famiglia borghese, Ernesto Guevara si era dedicato a conoscere la realtà dell’America Latina percorrendola in motocicletta e affrontando quindi personalmente la profonda miseria e la disperazione in cui versava la popolazione. Dopo essere tornato in Argentina, si laureò in medicina ma riprese subito a viaggiare, consolidando in lui la convinzione politica che gli Stati Uniti fossero una potenza imperialista che si opponeva all’emancipazione dei popoli dell’America Latina.
Com’è noto, proprio questa convinzione lo portò a combattere prima in Guatemala, poi a Cuba e, infine, in Bolivia dove morì. Eppure, rispetto ad allora gli Stati dell’America Latina hanno subìto una radicale trasformazione, come la stessa Cuba.
Quarantasei anni dopo, cosa ne resta del Che? La cosa certa è che, sebbene la sua morte fosse stata interpretata inizialmente come il fallimento dei movimenti rivoluzionari d’impronta socialista nell’America centro-meridionale, il Che morendo a 39 anni era divenuto “immortale”, entrando definitivamente nella storia e divenendo il simbolo della rivoluzione di numerose generazioni.