Alemanno lascia il Pdl per l’Officina

Pubblicato il 9 Ottobre 2013 alle 14:17 Autore: Gabriele Maestri
gianni alemanno

Alemanno lascia il Pdl per l’Officina

(09/10/2013) E’ arrivato anche per lui il giorno dell’addio e ieri lo ha dichiarato in diretta televisiva. Gianni Alemanno ha scelto lo studio di Agorà su Rai3 per ufficializzare qualcosa che era già stato anticipato nei giorni scorci: “Oggi è per me un giorno particolare: il mio ultimo giorno nel Pdl. Domani aderisco a Officina per l’Italia. Berlusconi lo sa da inizio estate”.

L’ex sindaco di Roma spiega le ragioni politiche della sua scelta: “L’iniziativa lanciata dal partito Fratelli d’Italia è il tentativo di creare un nuovo un nuovo soggetto politico di centrodestra, che non si chiamerà però Alleanza nazionale”: pare quasi che tenga a non far confondere la sua iniziativa con quella che Francesco Storace sta portando avanti cercando di recuperare il simbolo di An.

Gianni Alemanno

E per precisare che non c’è alcun legame con la sua storia politica precedente, Alemanno sottolinea che il nuovo progetto dell’Officina non prevede il coinvolgimento di Gianfranco Fini. “No – ha risposto a Gerardo Greco – Fini ha deciso di uscire dalla politica, e di scrivere libri“.

Alla base dell’uscita dal Pdl, però, anche qualche differenza di vedute con Silvio Berlusconi: “Io sostenevo la necessità di fare le primarie, e anche lui avrebbe dovuto candidarsi. Sarebbe stato un plebiscito? Forse, ma ci avrebbe permesso permetteva di trovare quello 0,35% che ci è mancato per scavalcare il centrosinistra. Io sono uscito dal Pdl anche perché ero stanco di un partito che non faceva i congressi: la nuova Forza Italia avrà un futuro solo se diventerà un partito normale, che come tutti fa i congressi”.

Berlusconi, in ogni caso, stamattina ha telefonato all’ex sindaco di Roma: gli ha augurato “in bocca al lupo” e gli ha confermato la propria fiducia, prospettando una possibile collaborazione in futuro all’interno della stessa coalizione di centrodestra.

Giuseppe Cossiga

Già, perché Officina per l’Italia, nonostante il nome che sa di operai, lavoro e sinistra, si pone come una “piattaforma culturale e programmatica” aperta a tutte le anime del centrodestra. E se la destra è assicurata dai fondatori di Fratelli d’Italia (Giorgia Meloni, Guido Crosetto e Ignazio La Russa), a presidiare il centro c’è Giuseppe Cossiga, anch’egli parte di Fdi ma dalla storia e dal cognome certamente moderato e – appunto – centrista: spetterà a lui coordinare i lavori dell’Officina. 

Oggi c’è il “battesimo” alla Sala della Regina della Camera, con oltre 50 invitati al comitato politico e a quello scientifico per stilare un manifesto politico-culturale “per un nuovo centrodestra capace di affrontare le sfide che attendono l’Italia”. Oltre ad Alemanno, si ritrovano  nomi legati ad An e alla destra, a prescindere dai loro trascorsi successivi (Marcello Veneziani, Adolfo Urso, Gennaro Malgieri), ma ci sono figure con storie diverse alle spalle.

E’ il caso di Luciano Ciocchetti (Idee + popolari), dell’ex ministro Antonio Guidi, di Paolo Del Debbio (tra i fondatori di Forza Italia), di Magdi Cristiano Allam (Io amo l’Italia), come pure di Filippo Facci e dell’avvocato Anna Maria Bernardini De Pace. Ci sarà anche l’ex ministro degli esteri Giulio Terzi e ha detto di voler intervenire anche Giulio Tremonti: cosa ne verrà fuori, è presto per dirlo.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →