(09/10/2013) “Manovrina” finanziaria in arrivo, rifinanziata la cassa integrazione
In arrivo una mini manovra economica (già ribattezzata “manovrina”) per correggere i conti pubblici e riportare il rapporto deficit/Pil al di sotto del 3%, dopo i moniti di Bruxelles delle scorse settimane.
I provvedimenti più importanti contenuti nel decreto sono il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga per le piccole e medie imprese, con uno stanziamento pari a 330 milioni, e il rifinanziamento della social card per circa 35 milioni.
Altra boccata d’ossigeno per imprese ed enti locali è l’allentamento del Patto di stabilità interno: la bozza della manovra dispone la sospensione per il 2013 del meccanismo della virtuosità e di porre, al contempo, le percentuali che tutti gli enti locali applicano alla spesa corrente media registrata negli anni 2007-2009, pari al valore massimo previsto dal comma 6 dell’articolo 31 della legge n.183/2011.
Non sono tutte rose e fiori, però: si tratta pur sempre di una manovra finanziaria, per quanto contenuta. E ogni manovra italiana degli ultimi anni, di qualunque entità, ha sempre comportato un aumento della pressione fiscale.
Nello specifico il decreto in arrivo disporrebbe l’aumento degli acconti Irpef e Irap. In particolare gli acconti per entrambe le imposte dovrebbero passare dal 101 al 103% per il solo anno di imposta 2013, così da alzare ulteriormente il carico fiscale a carico di imprese e privati. La bozza prevedrebbe anche una semplificazione del procedimento di alienazione immobili pubblici, oltre a misure per la valorizzazione patrimonio immobiliare pubblico.
I rincari più temuti, però, riguardano i carburanti. La bozza originaria allo studio del governo, infatti, prevedeva un sostanzioso e immediato aumento delle accise sui carburanti, nell’ordine dei 6,5 centesimi al litro.
Il ministro per i Rapporti col Parlamento, Dario Franceschini, ha però immediatamente smentito: “Non è previsto alcun aumento di accisa o altre tasse”.
Ultimo aspetto degno di menzione è l’indennizzo, seppur minimale, per le aziende impegnate nella costruzione della Tav che abbiano subito danneggiamenti di materiali, attrezzature e beni. Si parla, in questo caso, di un tetto d’indennizzo di circa 5 milioni.