Mussolini: “Alfano? Traditore alla siciliana”

Pubblicato il 9 Ottobre 2013 alle 18:33 Autore: Gabriele Maestri
alessandra mussolini alfano

Mussolini: “Alfano? Traditore alla siciliana”

(09/10/2013) Continua la processione dei politici alla Zanzara di Radio24 e questa volta è il turno di Alessandra Mussolini. Nei panni della zanzara, o per lo meno, di una qualunque creatura dotata di pungiglione, abbondantemente usato nel corso della puntata.

Il “caso umano” di turno è quello di Micaela Biancofiore, unica della compagine piediellina di governo a vedersi accettare le dimissioni da Enrico Letta. Lei era furiosa e la Mussolini l’ha difesa su tutta la linea: “La Biancofiore è stata licenziata da questo governo, forse perché troppo berlusconiana? Perché Letta non si è opposto? Perché la Kyenge non ha detto niente, visto che parla sempre contro le discriminazioni perché non si è espressa su una discriminazione ideologica?”

alessandra mussolini pdl contro zanda fiducia governo letta

Ai conduttori che facevano notare come fosse stata la Biancofiore a dimettersi, la Mussolini ha replicato: “Lei si è dimessa, ma come si sono dimessi anche tutti gli altri. Letta avrebbe dovuto accettare anche le dimissioni di Alfano allora. Oggi il grande provocatore, Epifani, non ho capito perché deve dire che vincendo Alfano il governo si sposta a sinistra. Grazie ad Alfano siamo suoi alleati”. Il discorso per un attimo si sposta, per qualche strana alchimia, sulle labbra di Epifani (“Ha una bocca particolare, secondo me se l’è rifatta un pochino, il pezzo di sopra”) arrivando a una vetta di pregnanza politica quando la Mussolini nega di essersi mai rifatta.

Ma se pochi secondi prima si ride, poco dopo parte una nuova freccia al curaro verso l’atteggiamento di Angelino Alfano, già preso di mira prima: “Quello di Fini, comunicativo col dito alzato e il ‘Che fai, mi cacci?’ come un pazzo, fu un tradimento alla bolognese. Quello di Alfano è un tradimento alla siciliana, muto, in silenzio, con i foglietti con i nomi delle persone pronte ad andarsene. E’ stata una cosa gravissima. Non ho nulla contro Alfano sul piano personale, ma un leader convince, non trama: perché, invece che stare con Letta a fare i suoi piani, non è entrato nella sala mentre stavamo con Berlusconi e non ha provato a convincerci?”

angelino alfano primo piano

E se la Mussolini prefigura un “tradimento alla toscana” di Renzi, tutto battute e sorrisi, la mossa di Alfano proprio non la manda giù: “La politica è parlare a viso aperto in faccia, non far vedere i fogliettini ai giornalisti. Noi poi stiamo chiedendo il congresso, lui ora dice di no. Ma come, non vuoi il congresso ma vuoi le teste, tipo quella di Sallusti?”

La perla però arriva alla nuova domanda di Giuseppe Cruciani, “Alfano come Badoglio?” “No – risponde – Badoglio pure aveva una certa qual dignità. Quando ho visto il foglietto esposto alle telecamere, a me è bastato quello. Io voglio essere convinta, non ricattata”. E se la parlamentare del Pdl ne ha anche per don Antonio Mazzi, dopo la sua uscita su Berlusconi in versione puliscibagni (“Don mazzi facesse il prete, è sempre in televisione e non so neanche se prende un gettone di presenza”), l’ultima stoccata è ancora per Alfano: “Quanto può prendere un partito guidato da alfano? il 2%”

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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