Addio a Martens, il Ppe attento all’Italia

Addio a Martens, il Ppe attento all’Italia

(10/10/2013) La politica europea e in particolare i popolari europei sono in lutto per la morte Wilfried Martens. Ex primo ministro del Belgio – lo fu dal 1979 al 1992, presiedendo 9 esecutivi – ed esponente del Partito cristiano-democratico, Martens è morto la scorsa notte a 77 anni, a causa di una grave malattia. Per le sue condizioni di salute, martedì aveva lasciato la presidenza del Partito popolare europeo (che deteneva dal 1981) all’attuale presidente del gruppo del Ppe al Parlamento europeo, Joseph Daul.

Il primo a rendere pubblica la notizia in Italia è stato Pier Ferdinando Casini, attraverso il suo account di Twitter: “E’ venuto a mancare il nostro Presidente Wilfried Martens. Un grande amico, riposa in pace” scrive alle 9 e 19. Con lui, si uniscono al cordoglio i popolari di ogni estrazione, a prescindere dalla loro attuale collocazione partitica.

Su iniziativa di Raffaello Vignali (Pdl), la Camera ha ricordato Martens. La Presidenza ha espresso cordoglio, come pure il ministro Gaetano Quagliariello (“Martens e’ stato uomo di collegamento tra l’Europa dei padri fondatori e quella nata dopo l’89”); hanno partecipato al ricordo anche  Giuseppe Fioroni (Pd) e Rocco Buttiglione (Udc).

Proprio Buttiglione fu protagonista di un episodio che testimonia l’interesse di Martens verso la situazione italiana. Nel 1995 il Partito popolare italiano era dilaniato da una lotta fratricida: Buttiglione volle allearsi con il centrodestra, finì in minoranza in consiglio nazionale ma non volle dimettersi, mentre la sinistra del partito elesse da sola Gerardo Bianco al suo posto. Il clima di attacchi fisici, sfratti e porte sfondate, ordinanze del tribunale e insulti a mezzo stampa arrivò fino al Ppe, creando un imbarazzo notevole. Fu Martens a fischiare la fine, “obbligando” le due fazioni ad accordarsi in quello che è passato alla storia come “patto di Cannes”: un suo uomo siglò la pace tra Buttiglione e Bianco, il primo avrebbe tenuto lo scudo crociato e il secondo il nome del Ppi.

Anche più di recente, tuttavia, Martens ha sempre seguito con particolare attenzione le vicende dei moderati italiani. A dicembre dello scorso anno, infatti, dichiarò pubblicamente: “Monti Monti deve continuare la sua azione, è essenziale per l’Italia e l’Europa” e lo invitò personalmente a una riunione del Ppe a Bruxelles, dandogli una sorta di riconoscimento ufficiale (sebbene Silvio Berlusconi abbia detto e ripetuto di essere stato lui l’artefice dell’invito).

IL RICORDO

 “La scomparsa di Martens addolora profondamente tutti i democratici cristiani e i Popolari europei. Stimato padre fondatore del Ppe, fino all’ultimo non ha fatto mancare, da europeista convinto, il suo contributo alla causa di una Europa unita, forte e solidale – dichiara il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa –. Ora, nel suo nome, abbiamo il dovere di intensificare gli sforzi per la costruzione degli Stati Uniti d’Europa”.

“Profonda tristezza” esprime anche la delegazione italiana del Ppe, attraverso Giovanni La Via (Pdl) e Giuseppe Gargani (Udc, già Pdl). “Oggi tutta la grande famiglia politica del Partito popolare europeo perde il suo presidente, che è stato per così lungo tempo una guida lungimirante e saggia per il nostro partito, contribuendo in modo determinante a fare del Ppe la più importante e influente forza politica in Europa”.

A loro si unisce Mario Mauro, attuale ministro della Difesa e a lungo capo della delegazione italiana al Ppe (eletto con Fi e Pdl): “Punto di riferimento per tutti coloro che credono nel progetto europeo e nei valori del popolarismo, Martens lascia un vuoto che, chi gli ha voluto bene e ha condiviso i suoi ideali, deve riempire rilanciando con entusiasmo le ragioni dell’integrazione europea”.

Su toni simili Lorenzo Dellai di Scelta civica: ”Il popolarismo europeo, ma non solo, piange la scomparsa di Wilfried Martens. La saggezza, l’equilibrio e il senso delle istituzioni che lo hanno sempre contraddistinto restano un esempio per tutti coloro che vogliono contribuire alla costruzione di un’Europa unita, solidale e inclusiva. Ci mancherà, non solo per lo spessore del suo ruolo, ma anche per l’umanità che esprimeva con innata semplicità”.