Benvenuti al festival dell’ipocrisia

Pubblicato il 11 Ottobre 2013 alle 16:12 Autore: Annalisa Boccalon

Benvenuti al festival dell’ipocrisia

Il tragico affondamento della nave carica di migranti eritrei e somali al largo di Lampedusa avvenuto la scorsa settimana ha dato origine ad uno spettacolo, da parte delle istituzioni italiane ed europee, dai tratti decisamente ipocriti.

La passerella funebre di molti politici italiani e dei rappresentanti delle istituzioni europee ha assunto un carattere grottesco sin dalle prime ore dopo la tragedia. La classe politica italiana sembra scoprire solo ora che nelle cristalline acque mediterranee su cui si affaccia la porta dell’Europa muoiono centinaia di persone ogni anno. Secondo Fortress Europe, negli ultimi 19 anni sono morte 6200 persone nel solo Canale di Sicilia: una media di quasi 330 esseri umani ogni anno. L’Italia scopre solo ora che FRONTEX, l’agenzia europea per il pattugliamento delle frontiere esterne, è ancora carente nella sua funzione di controllo e monitoraggio. Il Ministro degli Interni Angelino Alfano scopre solo ora che il Regolamento di Dublino II del 2003 deve essere rivisto, perché addossa sui soli Paesi di primo arrivo (nel caso delle migrazioni via mare solitamente sono Italia, Grecia, Spagna) ogni responsabilità nell’accoglienza e nell’esame delle richieste di asilo. Il Ministro degli Interni chiede, dunque, che l’Europa intervenga, come se lui non fosse Ministro della Repubblica di uno degli Stati membri dell’UE, come se l’Europa non fossimo (anche) noi, come se l’Europa fosse un’entità astratta, come se le Comunità Europee non fossero nate in Campidoglio, quando, nel 1957 vennero firmati i Trattati CEE ed EURATOM, che diedero il via al processo d’integrazione europea, sfociato nella nascita dell’odierna Unione Europea. “Chiediamo all’Europa che intervenga!” dicono Alfano e i molti tuttologi da salotti televisivi … ma cosa le chiediamo di fare? Non è dato saperlo. Intanto, quello che Alfano propone è che Lampedusa ottenga il Premio Nobel per la Pace.

Solo ora, undici anni dopo la sua entrata in vigore, la classe politica italiana si accorge che la legge Bossi-Fini è inadeguata, e che il reato di clandestinità e le procedure ad esso connesso hanno prodotti grandi malanni, appesantendo il lavoro delle Procure, affollando le già sature carceri, e riempiendo i disumani Centri di Identificazione ed Espulsione sparsi per il Paese. Ogni forza politica ora denuncia la necessità di abolire il reato di clandestinità o l’intera Bossi-Fini, peccato che quest’estate i Radicali abbiano condotto una campagna referendaria con dodici quesiti, di cui sei dedicati alla giustizia e altri due dedicati all’abolizione del reato di clandestinità, introdotto con la Bossi-Fini, e all’abolizione degli articoli, presenti anche nel decreto Maroni, che vincolano il permesso di soggiorno alla presenza di un contratto di lavoro. Il PD non ha sostenuto nessuno dei referendum Radicali, mentre il PdL ha sostenuto quelli relativi alla riforma della giustizia, sebbene Berlusconi abbia sottoscritto, forse sull’onda dell’entusiasmo, anche i quesiti sull’immigrazione, atti ad abolire disposizioni di legge ideate dai suoi Governi …

Risulta altrettanto ipocrita, inoltre, la scelta di proclamare il lutto nazionale per il 4 ottobre, in memoria delle decine e decine di uomini, donne, bambini morti nelle acque di Lampedusa. Non è ipocrita in sé per sé, ma lo è se si pensa che ciò avviene in un Paese che ancora non ha deciso che strada prendere sul fronte dei diritti di cittadinanza per i ragazzi nati ed educati in Italia, e che sembra lungi da un intervento legislativo per adeguare alla nuova realtà socio-culturale italiana l’anacronistica legge sulla cittadinanza attualmente in vigore e risalente al 1992. E’ altrettanto ipocrita la proclamazione del lutto nazionale, se si pensa che una parte della classe politica italiana non ha perso e non perde occasione di offendere un Ministro per il suo colore di pelle, ancor prima che per le idee che esprime, senza che le offese e gli insulti vengano sanzionati pesantemente. E’ evidente che si tratta di un Paese che ha un rapporto quanto meno schizzofrenico con l’accettazione dello straniero e che deve intraprendere un serio percorso di riflessione sul tema, emarginando quelle forze politiche che strumentalizzano le questioni legate all’immigrazione, a soli fini elettorali e propagandistici, senza mai proporre soluzioni plausibili.

Bene ha detto il Presidente di Medici senza Frontiere Italia, Loris De Filippi, ospite nei giorni scorsi al Festival di Internazionale a Ferrara, quando ha denunciato l’inadeguatezza e l’impreparazione delle istituzioni italiane nell’affrontare i fenomeni migratori. “In Turchia vengono gestiti quasi 500 mila profughi siriani, in Italia, dove siamo 60 milioni, ne sono arrivati 5 mila, e non siamo in grado di gestirli. Manca una cosa basilare: l’emergency preparedness. Se sai che [i profughi] arriveranno, perché a casa loro c’è una guerra e scappano, preparati ad accoglierli.” Nel caso specifico dei profughi siriani, eritrei, somali, che fuggono dai loro Paesi in preda al disordine, alle guerre civili, al terrorismo qaedista, risulta opportuno creare dei corridoi umanitari, che permettano a chi fugge di raggiungere in piena sicurezza e in piena legalità il Paese di primo arrivo, e da lì arrivare alla propria meta, che solitamente sono i Paesi del Nord Europa come Germania o Svezia.

A Lampedusa si è consumata l’ennesima ipocrita commedia all’italiana. Non appena accadrà qualcos’altro che attirerà l’attenzione delle opinioni pubbliche, non ci si preoccuperà più degli esseri umani morti a Lampedusa e i generosi cittadini dell’isola continueranno a sopperire alle mancanze della politica e delle dormienti istituzioni italiane ed europee. E via, di nuovo, con la globalizzazione dell’indifferenza.

Annalisa Boccalon