Monti: “Dal Pdl illusionismo fiscale”
(11/10/2013) No, a Mario Monti l’idea del Pdl che si pone come guardiano anti-tassazione proprio non è andata giù. E allora schiera la sua Scelta civica non contro il Pdl, ma in antitesi alla loro politica: “saremo la sentinella contro il loro illusionismo fiscale”. Monti lo ha dichiarato oggi ad Andrea Bonanni di Repubblica, chiarendo le sue intenzioni per il futuro, anche a proposito del governo Letta.
Monti, che si trova a Bruxelles per incontrare il presidente Van Rompuy, bolla l’atteggiamento del Pdl come “illusionismo fiscale” perché “Il Pdl si presenta come partito anti-tasse, ma con i suoi comportamenti costringe ad aumentarle. Con la sua ostinazione contro l’Imu, cui troppo docilmente il governo ha dato retta, il Pdl è di fatto responsabile dell’aumento dell’Iva e della impossibilità di ridurre fortemente il cuneo fiscale”. Il risultato del comportamento del Pdl sarebbe una fiscalità regressiva e recessiva che penalizza ulteriormente la competitività del Paese. “C’è il rischio che la grande coalizione si trasformi in una grande collusione”.
Monti chiede tutt’altro: “Un patto di coalizione dettagliato e verificabile, come fanno i tedeschi. A partire dalla legge di stabilità noi consideriamo che questa sia una condizione necessaria”. Per Scelta civica il governo deve durare per l’intera legislatura a condizione che ci sia “molta chiarezza su che cosa si vuol fare nei dettagli, e un meccanismo di verifica per controllare che gli impegni siano stati mantenuti”.
E se l’accordo non arriva, per Monti è meglio rinunciare alla grande coalizione. “La coalizione serve a condividere la responsabilità politica per fare riforme che, nell’interesse della crescita e dell’equità, colpiscono interessi costituiti; non può diventare un accordo per distribuire favori da una parte e dall’altra. La stabilità è un valore se serve per fare le cose. Non deve diventare un alibi per non farle. Se non è così, non ci interessa stare al governo”.
Il grande centro prefigurato da Mario Mauro, allargato ad altre forze, non lo convince: “Noi siamo portatori di quella filosofia politica europea che è una economia sociale di mercato altamente competitiva. Occorreva un soggetto nuovo perché non c’era disponibilità per una azione incisiva in questo senso né a destra né a sinistra. In vista delle elezioni europee, vogliamo rafforzare il nostro progetto autonomo e distinto dagli altri. Posso capire che chi viene dalle diverse tradizioni, popolare e liberale, possa sentire il richiamo identitario. Ma chi prefigura l’apertura di cantieri con forze politiche che hanno contribuito al declino dell’Italia, per “superare” Scelta Civica, esprime una posizione personale, che non è quella di Sc e che io non condivido”.
Il senatore a vita non prende una posizione definitiva sull’eventuale collocazione del partito in Europa, se con il Ppe o con i liberaldemocratici (“Li stimo molto entrambi. Ma non vedo l’urgenza, né la drammaticità di fare una scelta in questo senso”) anche se ha una sua idea in merito: “La mia posizione personale, che sottoporrò al partito, è favorevole ad entrare nel Ppe. L’obiettivo è far sì che la componente italiana del Ppe sia meno basata su una forza politica come il Pdl che ha impostato la sua campagna elettorale contro l’Europa, l’euro, la Bce, la Germania e la Merkel. E quindi dare più voce all’Italia nella famiglia popolare, che sarà probabilmente maggioritaria, rispetto a chi viene tenuto dentro il Ppe solo perché fa numero e perché è difficile da buttare fuori”.