Storie di ordinaria mala-amministrazione e follia normativa
E’ intitolato “Disciplina dei contenuti e delle procedure della comunicazione del rinnovo di validità della patente”, il Decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 9 agosto 2013, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dello scorso 2 ottobre. Avventurarsi nella lettura del documento è una straordinaria esperienza utile a capire – o forse semplicemente ad avere conferma del perché – il nostro Paese fatica così tanto a rialzarsi ed a riprendere il cammino verso il futuro.
Vale la pena di cominciare dal principio.
L’art. 21 della Legge n. 120 del 29 luglio 2010, stabiliva che, entro sei mesi dalla sua entrata in vigore – avvenuta il 13 agosto del 2010 – il Ministero dei trasporti avrebbe dovuto varare un decreto disciplinante, appunto, contenuti e procedure per la comunicazione del rinnovo di validità della patente di guida. Il Decreto varato lo scorso nove agosto, arriva, quindi, con appena due anni e sei mesi di ritardo sulla tabella di marcia.
Niente, purtroppo, di cui stupirsi giacché è ormai noto che le nostre leggi sono piene di termini e scadenze sistematicamente ignorati da governi ed amministrazioni che, per qualche strana ragione, ritengono validi solo quelli indirizzati a cittadini e contribuenti ma mai quelli che dettano i tempi della propria attività.
Più strano e meno consueto è, invece, quanto disposto dall’art. 4 del Decreto in questione nel quale è scritto testualmente: “Con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti [n.d.r. ovvero lo stesso Ministero dal quale proviene il Decreto in questione], da adottare entro trenta giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto, d’intesa con il Ministero della salute [n.d.r. lo stesso Ministero già sentito prima dell’emanazione del Decreto in questione] sono stabilite le procedure necessarie all’applicazione delle disposizioni di cui agli articoli 1, 2 e 3”.
Vale la pena di chiarire che gli articoli 1, 2 e 3 – ovvero quelli da attuarsi attraverso un altro decreto dello stesso Ministero, sentito, il già sentito, Ministero della Salute – esauriscono, nella sostanza, l’intero contenuto del Decreto.
C’è, quindi, un Decreto, varato dal Ministero dei trasporti in attuazione di una legge – peraltro con due anni e mezzo di ritardo – che rinvia ad un altro Decreto dello stesso Ministero dei trasporti attraverso il quale dovrà darsi attuazione alle disposizioni dettate nel Decreto di attuazione appena pubblicato in Gazzetta.
Un esempio di follia normativa con rari precedenti persino nel nostro Paese.
Davvero difficile capire per quale ragione le disposizioni di attuazione che il Ministero dei trasporti si ripromette di scrivere nel nuovo Decreto che dovrebbe varare nei prossimi 30 giorni non abbiano potuto trovare posto nel provvedimento appena varato. Considerati i due anni e mezzo di ritardo con i quali arriva il Decreto non può neppure malignarsi che si sia trattato di una “furberia burocratica” per nascondere il ritardo.
Ma non basta.
Il contenuto dell’articolo 6 – l’ultimo del Decreto – è, se possibile, ancor più incomprensibile del precedente articolo 4. La previsione stabilisce, infatti, che “Le disposizioni del presente decreto si applicano a decorrere dal trentesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore, ad eccezione di quelle contenute nell’articolo 4”.
Peccato solo che, come visto, senza le disposizioni di attuazione di cui all’art. 4, nessun altra norma del Decreto possa trovare applicazione.
Se si trattasse di una pièce teatrale anziché di un Decreto a firma di un Ministro della Repubblica, ci sarebbe da ridere e fare i complimenti al commediografo. Sin qui, peraltro, senza guardare ai contenuti del Decreto che lasciano a dir poco basiti.
Al contenuto varrà però la pena di dedicare un’altra puntata anticipando, per ora, che complice l’evidente ignoranza – lo dico in termini tecnico-giuridici e senza voler offendere nessuno – da parte degli estensori del decreto delle più elementari norme in materia di amministrazione digitale, il Decreto minaccia di svuotare di ogni valore ed utilità la patente di guida.
Storie di brutta ma ordinaria follia normativa e di autentica mala-amministrazione, quella che continua a trascinare il Paese verso il fondo del baratro nel quale sta precipitando.