Sono trascorsi ben 521 anni dal 12 ottobre 1492, quando gli europei sbarcarono in un mondo inesplorato, che in seguito fu noto come America. Il 3 agosto 1492, l’esploratore di origini genovesi, Cristoforo Colombo, salpò da Palos de la Frontera dopo aver ottenuto l’appoggio della regina di Castiglia, Isabella, la quale accettò di finanziare l’impresa.
Tuttavia, soltanto dopo oltre due mesi di viaggio fu avvistata la terra ferma: convinti di trovarsi in Asia, Colombo e il suo equipaggio sbarcarono finalmente sull’isola allora conosciuta agli indigeni come Guanahanì, poi ribattezzata come San Salvador. Da allora ebbe inizio un “incontro/scontro” di due mondi, due culture e due civiltà completamente diverse: l’America e l’Europa.
D’altronde, si era trattato dell’evento che avrebbe segnato radicalmente la storia del mondo, e che ancora oggi fa discutere. Infatti, sebbene la maggior parte della critica sostenga che si sia trattato della “scoperta” del continente americano, al momento ci sono altre diverse posizioni che fanno ancora discutere a distanza di oltre cinque secoli.
Ad esempio, è stato solito ricorrere al termine “scoperta” per fare riferimento esclusivamente a quanto avvenuto il 12 ottobre 1492, ma ci sono coloro che sostengono che tale termine debba essere riservato ai primi uomini a stabilirsi in America. Infatti, prima di Colombo erano già giunti altri popoli (non europei) in America: in particolare, i siberiani e gli Inuit, ma anche cinesi, polinesiani, fenici, egizi, ecc.
Invece, i popoli indigeni americani hanno sempre messo in discussione il termine “scoperta” poiché accusato di essere eurocentrico e di ignorare la presenza dei loro antenati in America al momento dell’arrivo degli spagnoli, i quali non esitarono poi a legittimare il proprio dominio culturale colonizzando gran parte del continente. Sulla base di questa considerazione, già in molti Paesi dell’America Latina sono emerse posizioni ufficiali contro la ricorrenza del 12 ottobre 1492, sino a negare o a limitare l’uso del termine “scoperta”.
In Argentina, ad esempio, l’Instituto Nacional contra la Discriminación, la Xenofobia y el Racismo (INADI) ha affermato che l’idea della scoperta e “l’elogio della conquista spagnola” è una violazione della “Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale”. Invece, in Spagna, questa data è celebrata festa nazionale della Spagna, mentre negli Stati Uniti è nota come “Columbus Day”.
Proprio negli Stati Uniti il 12 ottobre 1492 vanta un’importanza tale e quale rispetto a quanto accaduto il 4 luglio 1776, ovvero quando fu siglata la dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti. Infatti, soprattutto da quest’ultima data, le relazioni internazionali hanno subìto una radicale trasformazione, capovolgendo gradualmente l’assetto eurocentrico. E ciò non sarebbe stato possibile se non ci fosse stato quell’errore di calcolo di Colombo…