“Le condizioni introdotte dall’Ungheria per consentire agli istituti di istruzione superiore stranieri di svolgere la loro attività sul territorio nazionale sono incompatibili con il diritto dell’UE”. Così ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che attraverso una sentenza ha bocciato le restrizioni sulle università straniere introdotte nel 2017 dal Parlamento ungherese. Una nuova sconfitta, dunque, per il Primo Ministro Viktor Orbán nel lungo braccio di ferro tra istituzioni europee e repubblica magiara. A Maggio la Corte aveva condannato la politica migratoria ungherese, mentre a Giugno è stata la volta della legge contro i finanziamenti dall’estero alle ONG. La riforma universitaria, invece, è viziata per due motivi: vìola i trattati del World Trade Organization, poiché impone che le istituzioni scolastiche straniere possano operare in Ungheria soltanto in presenza di accordi bilaterali, ed è incompatibile con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea in quanto limita la libertà accademica.
Il provvedimento contro le università straniere è stato percepito come un attacco politico nei confronti del magnate George Soros, dal momento che nel 2018 la Central European University da lui fondata ha dovuto lasciare la storica sede di Budapest per trasferire i propri corsi a Vienna. Da tempo infatti Orbán si oppone alle visioni liberal del finanziere naturalizzato statunitense e alle sue idee in materia di immigrazione. Una decisione, quella dell’Ungheria, che all’epoca provocò il disappunto di Manfred Weber, ex capogruppo del PPE al Parlamento europeo, ma che non fu sufficiente ad allontanare il leader di Fidesz dal gruppo dei popolari. Anche il Dipartimento di Stato americano intervenne con una nota: “Il Governo degli Stati Uniti è contrariato dal fatto che il governo ungherese e la CEU non siano stati in grado di chiudere un accordo per consentire all’università di proseguire il suo programma di ricerca in Ungheria”.
Non sono mancate le reazioni al pronunciamento della Corte di Giustizia. L’europarlamentare liberale Katalin Cseh ha affermato che la decisione della Corte è arrivata troppo tardi: “La giustizia in ritardo è giustizia negata. La CEU adesso è fuori dall’Ungheria – ha spiegato l’esponente del gruppo Renew Europe – e ciò ha fatto sì che venissero tagliati dei canali di mobilità sociale per gli studenti ungheresi ed europei. È un attacco di Orbán all’istruzione”.
Da Budapest non è tardata ad arrivare la replica di Judit Varga, Ministro della Giustizia: “Tutte le università devono seguire le stesse leggi in Ungheria. Non è possibile varare una norma che metta l’università di Soros in una posizione privilegiata rispetto alle università ungheresi. In ogni caso, l’Ungheria seguirà la sentenza della Corte di Giustizia europea nell’interesse del popolo ungherese”.