Martedì 6 ottobre 2020, il Parlamento europeo si è riunito per aggiornare l’obiettivo climatico dell’UE per il 2030, portando al 60% la riduzione delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990. Si attende ora che il Consiglio dei ministri possa concludere i negoziati entro la fine dell’anno.
Con 352 voti a favore, 326 contrari e 18 astensioni, il Parlamento europeo punta sempre più in alto e approva l’innalzamento dell’obiettivo di riduzione di CO2.
Portavoce e relatrice del Parlamento sulla proposta di legge europea sul clima è stata l’eurodeputata svedese del gruppo Socialisti & Democratici, Jytte Guteland.
Già lunedì scorso, nel corso di un webinar, l’eurodeputata aveva lanciato un messaggio chiaro: “Abbiamo un’opportunità storica per portare la politica climatica a livelli più elevati. Spero che il Parlamento europeo questa settimana non si lasci sfuggire questa occasione”.
Come hanno votato i gruppi parlamentari?
Il taglio è stato approvato grazie alla coalizione di due gruppi parlamentari: i Socialisti & Democratici e Renew Europe. Contrariamente, i gruppi di centrodestra, composti dal Partito Popolare Europeo (PPE) – attualmente gruppo di maggioranza – i Conservatori e Riformisti e il gruppo Identità e Democrazia hanno votato contro la riduzione.
Per quanto riguarda i partiti politici italiani che si sono schierati a favore dell’innalzamento degli obiettivi da conseguire nel prossimo decennio ci sono il PD, il M5S e Italia Viva. Viceversa, la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono espressi contrari al taglio.
Peter Liese, europarlamentare tedesco del PPE, ha affermato che l’obiettivo del 60% è “troppo ambizioso” e ha invitato gli Stati membri dell’UE a sostenere la proposta iniziale della Commissione europea di un taglio del 55%. Inoltre, su Twitter ha commentato il voto scrivendo: “Mi dispiace che la maggioranza del Parlamento europeo non abbia sostenuto la proposta di legge sul clima della Commissione europea, ma abbia votato a favore dell’ambizioso 60%”.
La voce degli ambientalisti
Nonostante questa vittoria nella lotta contro il cambiamento climatico, gli ambientalisti affermano che l’obiettivo fissato dal PE per il 2030 non è ancora abbastanza.
Questi, tra cui Greenpeace e il WWF, chiedono una riduzione delle emissioni di almeno il 65% entro il 2030, e un obiettivo separato per la rimozione del carbonio dai pozzi di assorbimento.
Per il momento, l’attenzione è rivolta al Consiglio dei ministri, la cui maggioranza sembra più a favore di una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030.