L’unica certezza, per ora, è la deadline: entro la mezzanotte di oggi il progetto di legge di stabilità dovrà essere inviato alle istituzioni europee, per cui restano poche ore per limare il testo e cercare l’accordo sulle risorse da reperire e sugli interventi da inserire nel documento.
Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia, è a Lussemburgo per la riunione dell’Ecofin. E’ lui stesso a dire – lo riporta La Stampa – che le trattative sulla legge di stabilità si sono svolte domenica sera prima della sua partenza, “sino a tardi”, mentre ieri Napolitano ha appreso da Letta e Saccomanni il contenuto del disegno di legge, di cui ora si sta completando la stesura. Ma per il ministro “l’accordo c’è.”
Saccomanni mostra di avere le idee chiare sul da farsi, a partire dalla riduzione del cuneo fiscale che non sarebbe vanificata dalla Trise, la nuova imposta sui servizi comunali che “include” l’Imu. “Il taglio al cuneo fiscale riduce le imposte sul lavoro e sui contributi pagati dalle imprese: è significativo e consentirà alle imprese e ai lavoratori di sostenere l’occupazione e, speriamo, i consumi”. I servizi comunali sulla casa, per il ministro, si sono sempre pagati e “lo stato darà un contributo per consentire di fatto di azzerare l’imposta alle fasce più basse di reddito”.
Per Saccomanni la legge di stabilità in via di presentazione centrerebbe tre obiettivi: sostenere le imprese e i lavoratori, mantenere il rapporto deficit/Pil nei limiti europei, ridurre il costo del debito per “affrontare altre esigenze in maniera più generosa”. Sul fronte della spesa, il ministro parla di “tagli alla spesa corrente, anche non facili”, ma anche di un aumento sensibile della spesa per investimenti, un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni che dovrebbe favorire la lotta al dissesto idrogeologico e l’attenzione alle infrastrutture.
La questione più spinosa, che nei giorni scorsi e in particolare ieri ha generato più polemiche, è però legata ai tagli alla spesa sanitaria: per Saccomanni vogliono colpire soprattutto gli sprechi, per cui sarebbe stato avviato “un meccanismo che permetterà di identificare sia i fabbisogni standard che i costi standard”. Difficile però fare previsioni sull’effettivo contenuto della legge di stabilità: le indiscrezioni di ieri che parlavano di oltre 4 miliardi di tagli avevano fatto infuriare i presidenti di regione e lo stesso ministro della Salute Beatrice Lorenzin aveva espresso la sua contrarietà.
E se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si augura che sulla legge di stabilità il governo e i partiti mostrino di avere la testa sulle spalle (“Un confronto aperto ad ogni valutazione anche critica, che ci aspettiamo sia comunque responsabile, cioè sostenibilmente propositiva, consapevole di condizioni oggettive complesse e di vincoli ineludibili”), il ministro per i rapporti con le Regioni Graziano Delrio spiega: “Stiamo lavorando alacremente, ma ancora non abbiamo trovato la quadra. Comunque i tagli saranno meno del previsto“.
Boccia invece la legge di stabilità preparata dal governo, Confindustria. “Così come sembra configurarsi, la Legge di Stabilità ci allontana dall’obiettivo di dare vigore alla lenta ripresa che si sta delineando”. Per la categoria degli industriali è “importante dare subito un segnale forte, pur rispettando gli impegni europei, ma è anche indispensabile che gli interventi siano disegnati in un arco temporale pluriennale e con dimensioni crescenti nel tempo”.