Tacco o punta?

Pubblicato il 18 Ottobre 2013 alle 18:29 Autore: Marco Caffarello

Correre non è sempre la stessa cosa. Sbattere il tallone o la punta del piede ha effetti differenti nella salute della propria gamba. Esperimenti confermano che siamo soliti poggiare con la prima gamba il tallone, realtà che è alla base di molte controindicazioni per tendini e ginocchia. Utilizzare la punta del piede risponde alla naturalezza del movimento e cambiare la propria falcata è consigliabile.

Correre è bello

 

Ci siamo chiesti qual’è il modo migliore di correre? E’ la stessa cosa partire con una gamba o con l’altra?Colpire il suolo con la parte anteriore del piede o con il tallone è uguale? Come reagisce la gamba a una diversa sollecitazione?

E’ ciò a cui ha provato a rispondere una recente ricerca svolta da un’equipe di ricercatori finlandesi del Tampere Research Center of Sports Medicine di Tampere, cha ha sottoposto ad un test, avvalendosi di sofisticate tecnologie di monitoraggio, 286 corridori giovani e meno giovani, ai quali è stato chiesto semplicemente di indossare le proprie scarpe da ginnastica e di correre senza agonismo, ma naturalmente, in modo da poter verificare gli effetti del colpo del piede sul suolo nella propria gamba. Lo studio ha dimostrato che solo il 19% delle donne e il 4% degli uomini ha colpito il pavimento con la punta del piede, e la cosa non è di poco conto. Senza volerlo, infatti, siamo soliti colpire il suolo con il tacco, sopratutto con la gamba anteriore, quella con la quale compiamo il primo “step”,e questo movimento non rappresenta certamente un toccasana per la salute delle nostre gambe, tendini e muscoli compresi. In un’altra ricerca del maggio 2013, pubblicata per il The International Journal of Sports Physiology and Performance, è risultato con evidenza che sottoponendo più di 2000 corridori, uomini e donne, a controlli quando il loro piede era ancora “caldo” per lo sforzo, è risultato che oltre il 94% di questi corre sforzando la gamba anteriore e sbattendo come prima parte del piede il proprio tallone, e solo una minima parte di questi equilibrando la forza in entrambe le gambe e facendo uso della punta del piede, realtà che ha riguardato anche i maratoneti più veloci ed esperti. Sbattere il tallone al suolo quale prima parte del piede, è infatti un errore, sostengono fisioterapisti, podologici e ricercatori.

Ciò che si chiede la ricerca è se l’errore di esecuzione del passo del piede impegnato nella corsa possa dipendere o meno dalle scarpe indossate, perchè sottoponendo gli stessi atleti a prove di corsa a piedi nudi, ci si è accorti infatti che la prima parte del piede che colpisce il suolo sarà la punta, un movimento, sostengono, decisamente più sano e naturale.

Per confermare o meno l’ ipotesi, l’equipe di ricerca ha infatti sottoposto a test alcuni corridori che differiscono nel modo di eseguire il passo durante la corsa; il primo solito a colpire il tallone, il secondo con la punta. I risultati dimostrano che coloro sono soliti partire con la gamba anteriore  sbattendo il tallone, generano, come dicono gli stessi ricercatori, una vera “ubriacatura” della gamba; a soffrire saranno, infatti, tendini, in particolare il tendine d’Achille, la pianta del piede come tale e, sopratutto, l’articolazione del ginocchio. Si è registrato infatti che questa falcata grava nella parte per un equivalente del 16% della forza erogata nella corsa, non poco.

Colpire infatti il terreno con il tallone, spiegano i ricercatori, significa scaricare una forza alterata nell’articolazione del ginocchio, e a soffrirne saranno sopratutto la rotula e i tendini interni, che com’è noto sono particolarmente sensibili e vulnerabili. Al contrario, ai corridori che sono soliti completare la propria falcata poggiando la punta del piede, è stato riscontrato un incremento della forza di esecuzione pari un equivalente del 20%.

Spiega Juha-Pekka Kulmala, ricercatore per l’ Università di Jyvaskyla, che colpire il suolo regolarmente con il tallone del piede genera per il proprio ginocchio una vera e propria condizione di “stress”, con il rischio di provocare spiacevoli tenditi, difetti nell’articolazione rotuleo-femorale, dolori alle caviglie e persino fratture da stress del piede. Cambiare, dunque, la propria falcata, rappresenta la migliore soluzione. Così, infatti, afferma Kulmala: “Le persone che soffrono di problemi al ginocchio possono beneficiare sorprendentemente della punta del piede”e poi conclude, “Penso che i corridori più esperti sono in grado di cambiare modello di corsa”.

 

http://well.blogs.nytimes.com/2013/10/16/

http://fisiomedicine.wordpress.com/2013/10/16/tacco-o-punta/#more-1001