M5S, niente redditi online per un parlamentare su due
La querelle ormai intrapresa tra una parte del MoVimento 5 Stelle e Il Fatto Quotidiano si arricchisce oggi di una nuova puntata. La testata di Antonio Padellaro, infatti, nota che solo 72 dei 156 parlamentari stellati hanno concesso la pubblicazione online delle loro dichiarazioni patrimoniali.
La giornalista Paola Zanca ricorda che questa forma di pubblicità è soltanto facoltativa, visto che la legge n. 441/1982 obbliga deputati e senatori a dare comunicazione dei redditi, dei beni in proprietà e delle partecipazioni azionarie solo in forma cartacea: in sostanza, la pubblicità di quei dati sarebbe assicurata dalla pubblicazione di un bollettino a cura dell’ufficio di presidenza della Camera di appartenenza. Una raccolta che tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali per le elezioni della Camera dei deputati hanno il diritto di consultare.
Certamente però si tratta di un sistema piuttosto complesso, sul piano della fruibilità: per questo, dal 2010 si è data a deputati e senatori la facoltà di autorizzare la Camera di appartenenza a pubblicare la documentazione sul rispettivo sito web; lo stesso materiale viene poi ripreso da altre pagine internet. Ed è proprio questa la facoltà che molti parlamentari del M5S non hanno esercitato: hanno accettato di divulgare le loro dichiarazioni dei redditi online 30 senatori su 50 e 42 deputati su 106. Gli altri – oltre un eletto al Parlamento su due – non hanno esercitato la facoltà. O, per i critici, hanno preferito non divulgare meglio i loro patrimoni.
Colpisce vedere, tra coloro che non hanno dato corso alla pubblicazione online, ci siano anche nomi di primo piano. Il più noto di tutti è certamente Vito Crimi, primo presidente del gruppo M5S al Senato, poi c’è Laura Bottici, questore sempre a Palazzo Madama; tra i deputati, spiccano il nuovo capogruppo Alessio Villarosa e la tesoriera Arianna Spessotto. Il Fatto cita anche vari altri deputati e senatori tra coloro che hanno scelto di non affidare i loro dati economici alla rete.
Naturalmente, in queste dichiarazioni non c’è traccia dei compensi ricevuti (e in parte significativa restituiti) dall’inizio del mandato parlamentare in poi: dai documenti, infatti, emerge la situazione patrimoniale (e lavorativa) precedente all’elezione. Soltanto l’epatologo Luigi Gaetti dichiara di aver percepito più di 100mila euro (107 mila 731 euro) lo scorso anno: quasi cinque volte il compenso ricevuto dall’ex capogruppo alla Camera Riccardo Nuti (27.584 euro, lavorando per 3HG), ma molte altre cifre sono ancora più basse.
Nelle dichiarazioni sono rarissime le seconde case, le auto di lusso (tranne l’Alfa Spider di Tatiana Basilio, la Mercedes di Nicola Morra e l’ormai datata Bmw di Vincenzo Santangelo), le partecipazioni azionarie e societarie (anche se si incontra di nuovo Morra come titolare della maggioranza delle quote di un negozio di abbigliamento sportivo, mentre il deputato Alessandro Di Battista detiene il 30 per cento di una società di commercio all’ingrosso di impianti idraulici).