Saitta, presidente dell’unione province italiane (Upi), denuncia “i veri sprechi della politica: 7.800 società con 15 miliardi di spesa personale”.
Antonio Saitta, presidente della provincia di Torino, spesso costretto a difendere il ruolo delle province questa volta gioca all’attacco.
“Ecco la grande zona grigia della spesa pubblica: 7.800 società ed enti strumentali, gestiti da nominati della politica, dove non c’è alcuna trasparenza o controllo sulla qualità né sul costo dei servizi. Noi questo allarme lo avevamo lanciato lo scorso anno, inascoltati, al Governo Monti”.
Così commenta il Presidente dell’Upi Antonio Saitta l’inchiesta pubblicata giorni fa sul quotidiano “Il Sole 24 Ore” che, riportando i dati del Ministero della Pubblica Amministrazione, fotografa una galassia di oltre 7.800 società ed enti strumentali, l’8% in più rispetto all’anno precedente, per lo più con bilanci in rosso, con un esercito di 300 mila addetti e oltre 19 mila componenti dei Consigli di Amministrazione, per un costo complessivo di solo personale di 15 miliardi di euro.
“Ricordiamo che le Province – amministrati da persone elette dai cittadini e non nominate dalla politica, con personale assunto attraverso concorsi pubblici – per garantire oltre 5000 scuole sicure e accoglienti più di 130 mila chilometri di strade percorribili, per assicurare il trasporto extraurbano, i servizi per il lavoro e la formazione, gli interventi per la difesa del suolo e la gestione dei rifiuti, spendono non più di 10 miliardi”.
“Per razionalizzare questi 7.800 enti – sottolinea Saitta – verificando davvero quali sono di pubblica utilità e quali invece andrebbero cancellati, non serve una riforma costituzionale, non servono disegni di legge ponte e tantomeno decreti legge: basterebbe usare questa preziosa banca dati del Ministero e intervenire con decisione contro questi sprechi. Invece il Governo, con il Disegno di Legge Delrio, vuole aggiungere a questa zona grigia anche le Province, trasformando queste istituzioni in altri 107 enti di nominati che andranno a sommarsi ai 7.800 esistenti, aumentando le spese nascoste. Non è così che si può riconquistare la fiducia dei cittadini, e certo non è così che si interviene sulla spesa pubblica. Se davvero si vuole riformare il Paese e tagliare gli sprechi della politica si cominci cancellando questa zona grigia”.